Pesanti piogge monsoniche hanno provocato almeno 230 morti nell’ovest dell’India, mentre i soccorritori continuano a passare al setaccio i villaggi devastati dall’acqua. Un responsabile dei soccorsi ha precisato che le acque si stanno ritirando permettendo ai soccorritori di raggiungere i luoghi più remoti dove stanno emergendo altri corpi senza vita. Il numero delle vittime è destinato a salire. Intanto, sono 130mila le persone tratte in salvo con gli elicotteri e le imbarcazioni. Il primo ministro indiano Narendra Modi, che ha sorvolato la settimana scorsa le aree devastate del Gujarat, ha garantito, in un intervento radiofonico, che tutte le persone colpite riceveranno l’aiuto necessario. Fortemente colpito anche lo stato di Assam, con almeno 77 morti.
I corpi recuperati nel solo Gujarat sono passati da 142 a 230 nel weekend, come ha detto un funzionario presso il centro di controllo disastri della città di Ahmedabad. Altre 17 persone sono morte nel vicino stato del Rajasthan negli scorsi giorni. “Il bilancio molto probabilmente salirà“, ha continuato il funzionario. Molti villaggi sono ancora sommersi nel distretto di Banaskantha, nel Gujarat, dove ci sono stati 61 morti. Le agenzie statali e le squadre dell’unità disastri hanno già recuperato più di 18mila persone e ne hanno evacuate circa 113mila verso luoghi più sicuri. La stagione monsonica in India, tra giugno e settembre, è caratterizzata da forti piogge, che da una parte sono vitali per i raccolti, ma dall’altra portano distruzione e morti. Dall’inizio della stagione a giugno, a causa delle violente precipitazioni e conseguenti inondazioni, più di 650 persone hanno perso la vita. Le inondazioni hanno colpito 57 distretti in 11 stati indiani, tra cui Assam, Orissa, Bengala occidentale, Utar Pradesh, Madhya Pradesh e Uttarakhand.