Un uomo di 35 anni di San Marino è stato ‘ibernato‘ e sottoposto a un’operazione salvavita al Maria Cecilia Hospital di Cotignola. E’ uno dei due interventi chirurgici “straordinari” riferiti ieridalla struttura ravennate, condotti dall’Unità operativa di Chirurgia cardio-toraco-vascolare coordinata da Mauro Del Giglio. Il primo sul giovane sammarinese, coinvolto in un incidente stradale e sottoposto a una particolare tecnica di abbattimento della temperatura corporea per consentire ai medici di operare sull’arco aortico. Il secondo su un’anziana 86enne sottoposta alla sostituzione della valvola aortica, alla quale è stato fermato il cuore per 14 minuti. “Una tempistica ottima in base alla media dei minuti registrata in questo tipo di operazioni“, evidenziano dall’ospedale. “Nell’incidente – spiega Del Giglio relativamente al caso in cui è stata necessaria l”ibernazione’ – l’uomo aveva riportato numerose e gravissime fratture ossee tra cui lo schiacciamento della cassa toracica e la conseguente, improvvisa rottura dell’arco aortico. La criticità del quadro clinico ha consigliato una procedura di riparazione vascolare con arresto di circolo e ipotermia controllata supportati dalla macchina cuore-polmone, senza tuttavia dover ricorrere all’aiuto di protesi tubulari artificiali come avviene nel trattamento degli aneurismi. Dopo aver staccato l’arco aortico dal resto dell’arteria principale, abbiamo utilizzato il tessuto del paziente per ricucire e ricostruire la porzione di vaso danneggiata, ricollegandola poi all’intero sistema circolatorio“. E proprio “la riparazione – precisa lo specialista – è stata eseguita ibernando il paziente attraverso un particolare meccanismo di raffreddamento che consente di portare tutto il corpo umano alla temperatura di 26 gradi. Una metodica la cui adozione in campo chirurgico richiede l’impiego aggiuntivo di specifici sistemi protettivi a livello cerebrale e degli altri organi interni. In simili circostanze, infatti, il pericolo di deficit neurologici irreversibili o danni permanenti ai visceri è molto elevato“. “La difficoltà dell’intervento – puntualizza Del Giglio – consisteva nel ridare piena integrità anatomica al vaso, lesionato in più punti, riattivare il normale flusso sanguigno ed evitare rischiose ripercussioni encefaliche“. Non si sono presentate complicanze post-operatorie e, una volta concluso il periodo di ricovero in Terapia intensiva al Maria Cecilia Hospital, il paziente sarà trasferito al Centro traumatologico ortopedico dell’ospedale Bufalini a Cesena per ricomporre le fratture articolari.