ANBI: in Veneto è emergenza per Adige e Po, il mare risale il fiume per 12 km

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Mentre il lago di Garda è sceso sotto il 30% della capacità (28,8%), scatta l’emergenza per i fiumi Adige e Po nel Veneto: a segnalarlo è l’ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue).

La portata dell’Adige, a Boara Pisani, oscilla fra gli 80 e 130 metri cubi al secondo, rendendo più volte insufficiente l’azione della barriera anti intrusione del cuneo salino, che viene “scavalcata” dalla marea.

Anche per il Po i livelli sono preoccupanti: la portata, a Pontelagoscuro, è di ca. 550 metri cubi al secondo (a Luglio era mc./sec. 600 ca.), ma era scesa, la settimana scorsa, fino a 400 metri cubi al secondo.

L’abbassamento della portata comporta la chiusura di tutte le derivazioni irrigue nel tratto compromesso dall’ingresso del mare, la cui acqua salata risale la corrente del fiume per oltre 12 chilometri.  E’ una situazione, che si ripete da mesi  e solo un afflusso  d’acqua dolce importante potrebbe “lavare” il territorio dal sale, che ha contaminato il fiume, con le relative conseguenze per l’agricoltura, mettendo a rischio anche l’uso idropotabile..

Per quanto riguarda il fiume Brenta, il Consorzio di bonifica Bacchiglione ha adottato diverse misure straordinarie, come l’attivazione di pompe d’emergenza sul canale Novissimo, accordi con il Genio Civile per la regolazione delle paratoie che scaricano in laguna, pulizie idrauliche straordinarie per migliorare il deflusso d’acqua. Il Consorzio di bonifica Brenta ribadisce, inoltre, la necessità di finanziamenti per la trasformazione pluvirrigua degli impianti di irrigazione e per il rimpinguamento delle falde; i relativi progetti sono già predisposti.

Dal canale L.E.B. (Lessino Euganeo Berico), che attraversa buona parte della campagna veneta dal veronese fino alla zona di Chioggia, la derivazione irrigua è massima (32 metri cubi, cioè 32.000 litri al secondo) per rispondere alla grande sete del territorio.

Con l’annuncio dell’arrivo del periodo più caldo dell’anno, crescono le preoccupazioni delle Organizzazioni Professionali Agricole soprattutto per le aree,  dove non c’è un adeguato apporto irriguo (Bassa padovana, Polesine, Sud vicentino).

E’ tranquilla, invece, la situazione per il bacino del fiume Piave: i bacini montani sono, infatti, al 95% del volume invasabile.

“Anche la situazione veneta sollecita la politica a prendere decisioni – sottolinea Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi  per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – I Consorzi di bonifica del Veneto hanno progetti definitivi ed esecutivi di miglioramento della rete irrigua per 147 milioni di euro; ad ogni livello è ormai tempo di scelte concrete.

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