”Le api, quale eccezionale termometro della salute ambientale, con il loro disagio ci segnalano il disastro di un ambiente che vive ormai uno stress gravissimo per fenomeni estremi e ormai sistematici, e una siccità che ci colloca in uno stato più prossimo al clima africano che non a quello europeo. I fiori non secernono più nettare e polline e le piante, in particolare quelle arboree, sono in una situazione di perenne sofferenza. Il disastro ambientale di cui le api non mandano più avvisi, ma segnali, è quello di una perdita di fertilità e di una desertificazione incipiente”: secondo l’Unione Nazionale Associazione Apicoltori Italiani (Unaapi) “l’Italia rischia il disastro ambientale”. Le api, colpite da anni dal grave fenomeno della moria dovuto all’uso dei pesticidi e ora impazzite per il clima anomalo, non solo non producono miele, ma il rischio è che non riescano più a fornire il loro determinante servizio di impollinazione alle colture agricole. Il segnale arriva dalle stesse ”sentinelle” ambientali, e dal crollo, mai registrato prima a memoria degli apicoltori, della produzione 2017 in Italia, con un calo del 70% a livello nazionale, ma con picchi fino all’80% in alcuni territori dove il raccolto è praticamente azzerato. “Se la produzione fosse solo dimezzata come nel 2016 potremmo essere contenti. Il disastro è totale -sottolinea Giuseppe Cefalo, presidente Unaapi, Unione Nazionale Associazione Apicoltori Italiani – e nessuno poteva immaginare di arrivare a meno di 1/3 del raccolto come nel 2017”.