Il lavoro di migliaia di militari con l’impiego di centinaia e centinaia di mezzi, molti dei quali speciali e destinati a particolari operazioni di rimozione macerie e ripristino della viabilita’, ha caratterizzato, e tuttora caratterizza, l’intervento dell’Esercito nelle zone terremotate dell’Italia centrale dal 24 agosto di un anno fa ad oggi. L’intero sistema Difesa ha operato e sta operando in queste aree, ma per le sue caratteristiche e specificita’ operativo-logistiche e’ l’Esercito la forza armata che e’ stata chiamata ad intervenire con maggior peso e continuita’ nei territori di Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo. Bisogna distinguere due fasi: la prima e’ quella scattata all’alba del 24 agosto 2016 e andata avanti fino all’8 giugno scorso, con l’operazione “Sabina”, l’altra e’ quella attivata nelle ultime settimane, tra luglio ed agosto e che adesso si sostanzia nella rimozione – con macchine movimento terra ed altre speciali – della gran massa di macerie che ancora sono sul territorio devastato dal sisma.
Le operazioni di primo intervento sono iniziate nei primi istanti successivi al Terremoto, a seguito del quale l’Esercito ha immediatamente messo a disposizione le capacita’ e la professionalita’ delle proprie unita’ specialistiche attraverso l’impiego di militari e mezzi e materiali, al fine di provvedere alla salvaguardia dell’incolumita’ delle persone dei loro beni e al ripristino della viabilita’. L’operazione “Sabina” ha riguardato anche l’emergenza neve nelle stesse aree terremotate ed ha visto impegnati mediamente circa 1500 militari e 550 mezzi (tattici, speciali del genio e commerciali), con un picco massimo – durante l’emergenza neve – di circa 2500 militari e circa 990 mezzi. I soldati sono stati impegnati nella ricerca e soccorso superstiti; rimozione macerie/neve; ripristino viabilita’ stradale; costruzione di 2 ponti ad Amatrice; interventi di urbanizzazione per costruire scuola elementare e Soluzioni Abitative di Emergenza (SAE); soccorsi presso hotel Rigopiano (a Farindola, nel Pescarese) con assetti specialistici; la vigilanza e il presidio di paesi e borghi disabitati, al fine di prevenire atti di sciacallaggio.
Si parte dalla note del 24 agosto di un anno fa. L’Esercito, in collaborazione con la Protezione civile e i vigili del fuoco, ha da subito sia prestato soccorso alle persone che si trovavano sotto le macerie, sia impiegato i mezzi “movimento terra” per superare i blocchi stradali causati dalla caduta di massi e detriti. Gli assetti del 6^ Reggimento genio pionieri di Roma, con la collaborazione dei tecnici della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia, hanno operato a valle del ponte in localita’ Tre Occhi, lungo la statale 260, alle porte di Amatrice, per la realizzazione di un by-pass, che ha consentito di aggirare il ponte ormai irrimediabilmente danneggiato.
Si e’ trattata della prima opera realizzata dopo il sisma che ha consentito la riapertura di un tratto stradale considerato d’importanza strategica, in quanto consente di fare affluire ad Amatrice ulteriori mezzi e materiali per il soccorso e il supporto alla popolazione. Oltre alla realizzazione del by-pass, assetti del 2^ Reggimento genio pontieri di Piacenza e del 6^ Reggimento genio pionieri di Roma hanno operato anche in localita’ Retrosi, ove era situato un altro ponte gravemente danneggiato dalle ripetute scosse sismiche.
In quest’area e’ stato costruito un ponte Bailey (ideato, progettato e realizzato esclusivamente dall’Esercito) per garantire il ripristino della viabilita’ stradale (realizzando percorsi alternativi) in un’altra zona alle porte di Amatrice, consentendo l’afflusso di tutti i mezzi necessari nell’area interessata. Un altro importante progetto che ha visto la partecipazione dell’Esercito (congiuntamente alla Protezione civile e vigili del fuoco) e’ stata la costruzione della scuola ad Amatrice e a Cittareale, per le quali militari del Genio hanno realizzato i lavori di preparazione del terreno con le macchine “movimento terra”. Inoltre, oltre 500 soldati inquadrati nel dispositivo di “Strade Sicure” stanno presidiando i varchi di accesso della zona rossa di numerosi comuni dislocati tra le province di Rieti, Perugia, Macerata ed Ascoli Piceno, al fine di salvaguardare i beni della popolazione colpita dal sisma e scongiurare eventuali atti di sciacallaggio.
In queste localita’ sono numerosi i mezzi da trasporto e speciali impiegati: non solo bus e mezzi tattici ma anche torri d’illuminazione, gruppi elettrogeni, terne ruotate, pale caricatrici, escavatori cingolati, autocisterne, rimorchi e mezzi antincendio. Tutti i reparti impiegati per questa esigenza sono gestiti dal Raggruppamento per emergenza “Sisma” (dislocato presso la Scuola Interforze NBC di Rieti), al comando del Brigadier Generale Sergio Santamaria, con il compito di mantenere anche il collegamento-coordinamento con le prefetture e le sedi della protezione civile di Rieti e Ascoli Piceno.
Poi, dopo le scosse violentissime del 26 ottobre tra le Marche e l’Umbria, l’Esercito ha prontamente schierato a Visso (Macerata), uno dei comuni maggiormente colpiti dal sisma che ha interessato l’Italia centrale, alcuni mezzi speciali del Genio per assistere la popolazione locale. Nel punto di raccolta allestito alla periferia di Visso per accogliere le persone sfollate dalle proprie abitazioni per motivi di sicurezza, i militari dell’Esercito hanno predisposto una cucina da campo, dello stesso modello di quelle impiegate nelle operazioni all’estero. Oltre 2500 pasti caldi sono preparati giornalmente e distribuiti dai militari del 6^ reggimento logistico di Budrio (Bologna) e della Scuola di Commissariato di Maddaloni (Caserta). A Norcia ha operato un assetto di panificatori della stessa Scuola di Commissariato e uno shelter frigo bicella (modulo abbinato alle cucine campali, ndr) della Divisione “Friuli”. Tra i mezzi speciali impiegati anche macchine per il movimento terra e mezzi del genio per il ripristino della viabilita’. Inoltre, un drone del 41^ reggimento “Cordenons” di Sora e’ stato impiegato nelle operazioni di monitoraggio delle aree colpite dal sisma, in concorso con la Prefettura e la Protezione civile.
Poi e’ scattata l’emergenza neve, dove sono intervenuti oltre 650 militari nelle province di Teramo, Chieti, L’Aquila Pescara e Fermo, rafforzando il dispositivo gia’ presente di 1800 unita’ che gia’ stava operando nelle aree colpite dai vari eventi sismici susseguitisi a partire dallo scorso 24 agosto. I militari sono stati principalmente impegnati per ripristinare la viabilita’ e permettere di raggiungere i luoghi piu’ colpiti, consentendo cosi’ il flusso degli aiuti e lo sgombero delle persone isolate con mezzi ruotati e cingolati dei reparti alpini e del Genio. Impiegando soprattutto mezzi speciali del Genio – apripista, spazzaneve, turbine da neve, cingolati – che sono duali: nati per scopi prettamente militari, hanno caratteristiche tali da poter essere proficuamente impiegati in ogni situazione di emergenza. Ma non solo.
A bordo di un elicottero NH90 i militari dei reparti speciali hanno raggiunto alcune localita’ del Teramano non raggiungibili via terra, e tramite la tecnica del ‘fast rope’ (discesa con una fune da elicottero stazionario da alcuni metri dal suolo) si sono calati nei pressi del centro abitato e hanno raggiunto poi le case procedendo con racchette da neve. L’obiettivo dell’attivita’, richiesta dalla Protezione civile, era quello di ripristinare le comunicazioni con il paese, entrare in contatto con le autorita’ locali e la popolazione civile isolata e supportarla ove necessario, in prima persona o richiedendo ulteriori concorsi. Sono state operative anche le squadre di soccorso alpino dell’Esercito, cosi’ come sono disponibili alcuni team per lo sgombero sanitario d’urgenza, in grado di intervenire tempestivamente anche nei luoghi piu’ isolati grazie al trasporto a mezzo elicottero: si tratta di personale altamente specializzato, che ha maturato particolari esperienze nei piu’ disparati teatri d’operazione all’estero. Oltre 30 frazioni che erano rimaste isolate a causa del maltempo sono state raggiunte grazie all’utilizzo dei mezzi speciali sgombraneve di cui dispongono le unita’ del Genio, che hanno consentito il ripristino della viabilita’ lungo le principali arterie per un totale di 60 km. Oggi l’attivita’ dell’Esercito nelle zone terremotate e’ concentrata in particolare nella rimozione delle macerie. Resta il presidio delle ‘zone rosse’, a tutela dell’incolumita’ delle persone, ed anche per tutelare i beni personali che non e’ ancora possibile recuperare, evitando quindi che ci siano intrusioni.