In questi ultimi giorni sono apparsi sui mezzi di informazione diversi articoli che hanno provato a giustificare il forte aumento di domanda di burro in Italia, e il conseguente aumento dei prezzi, con il calo delle vendite di olio di palma. Negli articoli si sottolinea come il burro sia stato preferito per la sua valenza nutrizionale, contrapponendolo all’olio di palma definito, talvolta, come cancerogeno. Su queste affermazioni, è intervenuto Giuseppe Allocca, Presidente dell’Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile: “Ancora una volta, si strumentalizza e si denigra l’olio di palma, questa volta addirittura per giustificare l’aumento del costo del burro. E’ una tesi scorretta, perché le politiche di prezzo in generale – come tutti sanno – seguono logiche di mercato diverse. Così come è assurdo voler lasciare intendere ai consumatori che la scelta di sostituire l’olio di palma con il burro comporti un vantaggio dal punto di vista nutrizionale, dal momento che – su 100 grammi di prodotto – il burro contiene circa il 49% di grassi saturi contro il 47% dell’olio di palma[1], che tra l’altro è privo di colesterolo. E’ davvero il momento di smetterla di confondere i consumatori, sia in materia nutrizionale che ambientale”.
L’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile in una nota spiega che:
“Se il burro contiene più grassi saturi dell’olio di palma, perché sostenere che la sostituzione sia motivata da aspetti nutrizionali? Tra l’altro, uno studio comparativo di Campagne Liberali mostra che chi ha riformulato i propri prodotti sostituendo l’olio di palma con altri grassi vegetali o animali – solo in alcuni casi con il burro – ha spesso ottenuto risultati simili o peggiori in termini nutrizionali di apporto di grassi saturi
- Perché affermare che l’olio di palma è cancerogeno? Ad oggi nessun Istituto o Ente o Organizzazione nazionale o internazionale ha mai ritenuto di vietare o eliminare l’olio di palma dall’alimentazione.
Lo stesso parere dell’EFSA, che ciclicamente viene erroneamente citato, si riferisce a contaminanti di processo che possono formarsi durante la lavorazione di tutti gli olii e grassi vegetali.
- Lo studio afferma – a pagina 92 – che “Non sono stati identificati dati rilevanti relativi alla tossicità di questo ingrediente” (l’olio di palma)
- E’ ormai chiaro che la presenza di contaminanti negli oli vegetali raffinati dipende da come l’olio viene raccolto, stoccato e lavorato, non dal fatto che si tratti di olio di palma o di olio di semi o altro tipo di olio. Come mostra lo studio di Stiftug Warrentest, la più importante associazione di consumatori tedesca, un olio di palma trattato a basse temperature può essere migliore rispetto a un qualsiasi altro olio vegetale di scarsa qualità o trattato in modo non ottimale.
Anche in termini ambientali, l’olio di palma si conferma quello più sostenibile in assoluto (sia per l’utilizzo di suolo che per la minore richiesta di pesticidi, fertilizzanti, acqua, energia).
- L’eventuale sostituzione con il burro, implica un maggior impatto sull’ambiente: uno studio recente di Climate Focus conferma che la produzione di olio di palma impatta sull’ambiente meno dell’allevamento e di altre colture come, mais e soia, senza considerare che, a oggi, la filiera dell’olio di palma è quella che più si è impegnata per adottare criteri di sostenibilità.“
[1] Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione