È nata a Pisa la rete Organic LTEs, un network internazionale di ricercatori italiani e francesi impegnati nello studio dell’agricoltura biologica. La rete – coordinata da ITAB (Institut Technique d’Agriculture Biologique) e formata dal Centro “E. Avanzi” dell’Università di Pisa, Scuola Superiore Sant’Anna, Università di Firenze e Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA) – ha come obiettivo principale la gestione in agricoltura biologica dei Long Term Experiments (LTEs), cioè di quelle ricerche condotte in campo che applicano gli stessi trattamenti sperimentali per un tempo superiore ai 10 anni. Il network sarà presentato a ottobre a Lione, al prossimo Forum di Agroecology Europe, al fine di aprirlo anche ad altre realtà attive in altri Paesi europei.
«I cosiddetti LTEs rappresentano uno strumento fondamentale per la ricerca agronomica di pieno campo – dichiara il ricercatore Daniele Antichi – in particolare di quella finalizzata alla conoscenza degli effetti prodotti dalle tecniche colturali sulla fertilità del terreno e sulla capacità di sequestro del carbonio nei suoli, che si caratterizzano per dinamiche molto graduali ed estese nel tempo, dell’ordine di decine di anni. Questi ultimi aspetti assumono un’importanza cruciale in agricoltura biologica, dove la fertilità del terreno e la conservazione della sostanza organica del suolo sono senza dubbio fondamentali per l’efficienza e la sostenibilità agro-ambientale dei sistemi colturali».
Gestire LTEs in agricoltura biologica comporta notevoli difficoltà per i ricercatori, difficoltà non solo legate alla limitatezza delle risorse finanziarie a supporto di tali dispositivi, ma anche ad aspetti di metodologia scientifica e di approccio socio-culturale. «Trattandosi di sistemi agroecologici molto complessi – solo parzialmente conosciuti – e di interesse per molteplici portatori di interesse (dall’agricoltore al consumatore, ai ricercatori di svariate discipline, ad attori del panorama sociale, politico ed economico), le scelte che il ricercatore si trova ad affrontare senza il supporto di una consolidata letteratura tecnico-scientifica spesso sono determinate da situazioni contingenti, magari non ottimali, che beneficerebbero di un confronto più rigoroso con altre esperienze simili e del punto di vista di persone con diversi bagagli socio-culturali e diverse funzioni sociali – aggiunge Daniele Antichi -. Inoltre, poter riunire i singoli risultati ottenuti in esperienze simili ma condotte in diversi contesti pedoclimatici e socio-economici permetterebbe di accrescere enormemente l’impatto di tali risultati sulla comunità scientifica e sulla società, più in generale».