Secondo l’antropologo norvegese Thomas Hylland Eriksen, “stiamo minando alla base le condizioni della nostra stessa esistenza“: l’esperto ha lanciato l’allarme a Pordenonelegge, in occasione della conferenza per il lancio di “Fuori controllo” (Einaudi).
“Il cambiamento negli ultimi due secoli e’ sempre stato visto positivamente, associato allo sviluppo delle tecnologie e al miglioramento delle condizioni di vita. Ma – prosegue Eriksen – negli ultimi venticinque anni ha raggiunto un ritmo di crescita esponenziale: tutto e’ iniziato quando, quasi al contempo, Internet e i primi cellulari diventarono tecnologie di dominio pubblico, la Guerra Fredda volse al termine e l’economia indiana venne deregolamentata. Ne nacque un mercato globale, favorito dal crollo dei prezzi dei trasporti. Ma il carbone, i gas e il petrolio, i nostri salvatori durante le rivoluzioni industriali, sono diventati la nostra peggior maledizione. La percezione che il carbone sia una fonte superata e che il mondo si stia spostando verso energie pulite e piu’ moderne e’ assolutamente falsata: dal 2002 al 2014 le esportazioni mondiali sono raddoppiate“. “Il problema e’ la contraddizione di fondo che affligge la maggior parte dei Paesi. Io stesso provengo da una nazione, la Norvegia, che pur volendo mantenersi libera dall’inquinamento per restare una meta turistica agognata, si guadagna da vivere vendendo il petrolio estratto dai mari del Nord. Siamo tutti intrappolati in un processo che nessun singolo individuo ha la possibilita’ di fermare“.