Clima: produzioni a rischio per il passaggio dell’uragano Irma ai Caraibi, Fairtrade conta i danni

MeteoWeb

A una decina di giorni dal passaggio dell’uragano Irma ai Caraibi, si registrano pesanti danni presso molte organizzazioni del circuito Fairtrade, tutte associate alla Clac, la rete regionale dei contadini e dei lavoratori del commercio equo certificato del Centro e Latino America. “I più fortunati sono stati i contadini delle Isole Sopravento, dove le forti raffiche di vento e le piogge hanno causato i danni minori. È andata peggio sull’isola di Dominica, dove il 23,6% degli ettari coltivati, circa 290, è stato danneggiato,” spiega Fairtrade. “È l’isola di Cuba a registrare la situazione più difficile, principalmente nelle zone di Villas e Santa Clara, dove quattro organizzazioni coltivano la canna da zucchero. Complessivamente i soci delle cooperative sono 509, e lavorano su un’area di 2.700 ettari. Ad oggi le notizie sono ancora parzialmente incerte a causa della difficoltà nelle comunicazioni: ci sono stati blackout di corrente ed è mancata a lungo l’acqua. Sono ancora in corso i contatti con tutte le organizzazioni e il bilancio attuale stima perdite per circa il 60% del raccolto“. “Per quello che riguarda la Repubblica Dominicana, la zona più colpita è il nord del Paese, al confine con Haiti, e nello specifico le regioni di María Trinidad Sánchez, Valverde e Montecristi. Più danneggiate sono state le coltivazioni di banane e cacao, che fanno riferimento a 30 organizzazioni di piccoli produttori e 20 piantagioni. Si parla di perdite per circa il 30% della produzione di banane Fairtrade, pari a 4.000 ettari di terreno“. “Nelle sei organizzazioni di produttori di cacao, ubicate nelle zone di Nagua, San Francisco de Macorís, Castillo, La Milagrosa and Puerto Plata, il danno invece è stimato a circa il 26% della produzione. La situazione peggiore riguarda i raccolti diversificati, ovvero quelle colture come avocado e limone che servono ad integrare il reddito e forniscono di fatto la sussistenza alle popolazioni locali e che rappresentano il 18% della produzione dei contadini“.

Condividi