Ha spento proprio ieri 10 candeline, celebrando la ricorrenza del giorno in cui ha spiccato il volo verso due mondi remoti della fascia degli asteroidi tra Marte e Giove, con l’intento di raccogliere informazioni per capire com’è nato e si è evoluto il Sistema Solare.
La festeggiata in questione è la sonda Dawn, partita il 27 settembre 2007 da Cape Canaveral, a bordo del lanciatore Delta II, per esplorare l’asteroide Vesta e il pianeta nano Cerere. Selezionata dalla NASA nel 2001 nell’ambito del programma Discovery e prima missione ad orbitare intorno a due target, Dawn ha visto anche il contributo d’eccellenza dell’Italia, che ha partecipato con lo spettrometro VIR-MS, fornito dall’Agenzia Spaziale Italiana e realizzato da Leonardo sotto la guida scientifica dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell’INAF.
A partire dal lancio, la sonda ha conseguito numerosi e importanti obiettivi tecnici e scientifici – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – e i risultati hanno fatto sì che il suo ‘mandato’, la cui conclusione era prevista nel luglio 2016, sia stato esteso. Ad esempio, la propulsione a ioni ha permesso a Dawn di osservare e immortalare Vesta e Cerere da differenti angolazioni, al punto che i due corpi celesti possono vantare un book fotografico di ben 88mila immagini. Inoltre, grazie alla sua suite di strumenti, la sonda ha potuto effettuare svariate tipologie di misurazioni sui due oggetti, svelandone la composizione e le strutture interne. Vesta (foto in alto a sinistra) è stato il primo obiettivo di Dawn, raggiunto il 15 luglio 2011.
Per oltre un anno, fino al 4 settembre 2012, la sonda si è dedicata all’asteroide, mostrandone alla comunità scientifica la composizione e le caratteristiche geologiche. In particolare, lo sguardo elettronico di Dawn si è puntato sull’emisfero sud di Vesta dove si trova il cratere Rheasilvia, le cui dimensioni sono molto più ampie di quanto ipotizzato dalle osservazioni condotte dalla Terra (500 chilometri di ampiezza per 19 di profondità).
Dopo 1298 orbite intorno a Vesta, la sonda ha puntato verso Cerere, pianeta nano scoperto nel 1801 dall’astronomo Giuseppe Piazzi, raggiungendolo il 6 marzo 2015. Tra gli highlight di questa fase della missione, vanno annoverate le zone brillanti (bright spot) osservate sul volto del pianeta nano e in particolare all’interno del cratere Occator. La struttura luminosa al centro di Occator, designata con il nome di Cerealia Facula, ha suscitato un grande interesse negli studiosi che la ritengono connessa a depositi di sali e indicativa della vivacità geologica di Cerere.
L’oggetto celeste ha riservato altre sorprese al team della missione, come lo scosceso criovulcano Ahuna Mons (foto in basso a destra) un unicum che continua a porre interrogativi sulla sua natura e sull’eventuale presenza di analoghe formazioni geologiche in un remoto passato. Dal 6 marzo 2015, Dawn ha compiuto 1595 orbite intorno a Cerere e, in forma smagliante, proseguirà il suo compito investigativo raccogliendo anche i dati dei raggi cosmici individuati nei paraggi del pianeta nano.