Le bombe d’acqua sono dei “temporali molto intensi, concentrati in poche ore e altamente localizzati“: quando si verificano “eventi di questo tipo” l’acqua che cade è “pari alla quantità di pioggia di qualche mese” che “invece di distribuirsi in un arco di tempo lungo, si esaurisce in pochissimo tempo, generando fenomeni estremi: grandine dai grandi chicchi e downburst, ovvero violente raffiche di vento“: lo spiega Bernardo Gozzini, ricercatore dell’Istituto di biometeorologia del Cnr.
I temporali, prosegue il biometeorologo del Cnr, si generano dall’interazione tra masse d’aria calda provenienti dai bassi strati dell’atmosfera e aria fredda presente negli strati più alti. Maggiore è la differenza di temperatura (gradiente termico) tra le due masse, più intenso sarà il temporale provocato dal loro incontro. “In un contesto come quello attuale, caratterizzato dal riscaldamento globale, il gradiente termico tra gli strati dell’atmosfera tende ad aumentare ed è più facile che si verifichino eventi temporaleschi particolarmente intensi“. “Dopo l’estate, a causa del global warming, i mari e i suoli impiegano molto tempo a raffreddarsi cosicché in autunno alla piovosità naturalmente più intensa si aggiungono fenomeni come le ‘bombe d’acqua’“. “Esemplare l’alluvione dell’ottobre 2011 nella Lunigiana durante la quale sono caduti più di 500 millimetri d’acqua in poche ore, una quantità di pioggia che in quelle zone si raggiunge in sei mesi”. “Durante i mesi di luglio e agosto appena trascorsi, l’allarme siccità ha colpito molte città della Penisola, costringendo in alcuni casi le autorità locali a ricorrere al razionamento dell’acqua” ma “il fenomeno delle bombe d’acqua e quello della crisi idrica, apparentemente opposti, sono in realtà strettamente legati“. “Se la pioggia che in passato cadeva nell’arco di diversi mesi si riversa in poche ore, l’acqua, seppur molto abbondante, finisce direttamente nei fiumi o in mare e non ricarica la falda acquifera della zona”. ”È quindi necessario progettare interventi preventivi che ci permettano di utilizzare quest’acqua e non sprecarla. Il principio deve essere quello di trattenere e regimentare l’acqua, così da creare delle riserve idriche da utilizzare con cautela al momento del bisogno”.