Fin dall’antichità tutti coloro che si sono avvicinati alle grandi Piramidi della piana di Giza sono rimasti attratti e affascinati dalla loro imponenza ed enigmaticità. Tanti sono, difatti, i misteri che le riguardano: la datazione, la mancanza di iscrizioni (nella Grande Piramide non sono presenti geroglifici, né il corredo funerario ed il sarcofago non è in analogia con quello ritrovato in altre tombe egizie). A ciò si aggiunge la lavorazione dei materiali, di cui stupisce la precisione di direzione e forma dell’ordine del decimo di millimetro su lunghezze di vari metri, pertanto difficilmente realizzabili, se non impossibili da eseguire, persino oggi, con la nostra tecnologia. A ciò si aggiunge il mistero delle modalità del trasporto dei materiali, del luogo in cui venne stabilito il cantiere di lavorazionne.
Le piramidi egiziane sono da sempre ammantate da un’aura di fascino che ha suscitato l’ammirazione di antichi viaggiatori tra cui Erodoto e Napoleone. Considerata la più antica delle 7 meraviglie del mondo antico, la Piramide di Cheope, detta anche Grande Piramide di Giza o Piramide di Khufu, sorge nella piana di Giza, inserita nei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco sin dal 1979. Alta in origine 146 metri, oggi 137 a causa della totale rimozione del rivestimento in pietra calcarea che, in passato, la rivestita, colpito da erosione naturale, ha i lati che misurano 230 metri ciascuno ed è composta di 2300.000 blocchi, pesanti, in media, 2 tonnellate e mezzo ciascuno. L’edificio vanta un volume di 30 volte superiore a quello dell’Empire State Building di New York. Ai tempi di Cheope, la piramide era sormontata da un pyramidion d’oro che doveva risplendere, come una gemma enorme, sotto i raggi solari.
Tre furono i progetti per realizzarla: il primo prevedeva una camera sepolcrale sotterranea, a circa 31 metri di profondità, nella roccia, raggiunta da un corridoio secondo un angolo di 26,5 °; il secondo, di cui fa parte la costruzione della camera sepolcrale per il re (stanza della Regina), rimasta incompiuta anch’essa; il terzo di cui fanno parte la Grande Galleria, quella sepolcrale e quelle di scarico. Cheope, il cui nome significa “Che Dio ti protegga”, il cui culto durò per 25 secoli, difese le miniere del Sinai dalle incursioni dei beduini; curò la manutenzione di alcuni templi; era un erudito, un appassionato di storiografia sacra dell’Egitto, un re sapiente, dotato di uno spirito curioso e profondo. La Piramide di Chefren o Khepren, il cui nome significa “Ra quando sorge” è alta solo 3 metri in meno rispetto a quella di Cheope e conserva una punta ancora intatta, con una struttura in calcare bianco che, in origine, copriva tutte le piramidi.
All’interno due discese convergenti conducono ad un’unica tomba, scavata nella roccia. Micerino, il cui nome significa “Divina è la piramide di Micerino” è stata frettolosamente terminata da Shapsekaf, figlio e successore di Micerino, che per sé non fece erigere piramidi ma una gigantesca mastaba nei pressi della piramide di Snefru e Saqqara. Alta 62 metri, questa piramide ha un interno complesso: un ingresso a nord, a 4 metri d’altezza e una discesa di 32 metri rivestita in granito rosa. Un cunicolo conduce al vestibolo, decorato con bassorilievi. Un corridoio di 13 metri di lunghezza giunge nella camera funeraria, posta 6 metri sotto il livello del suolo. La sala doveva contenere il sarcofago, andato disperso.