Il 20 gennaio del 2000, come ogni mattina, Matteo Pio Colella, un bimbo di 7 anni che frequenta la seconda elementare nella scuola “Francesco Forgione”, viene accompagnato a scuola. Quella mattina, però, la maestra Concetta Centra si accorge subito che il piccolo non si sente affatto bene: sente brividi su tutto il corpo e ha la testa inclinata da un lato, così chiama la mamma al cellulare per avvisare delle condizioni del piccolo. La diagnosi è tragica: “Neisseria meningitidis beta-lattamasi negativa”… meningite fulminante, con febbre a 40, tachicardia (120 battiti al minuto), ipoglicemia, carenza di piastrine, eccesso di bilirubina e creatinina. Il bimbo viene ricoverato nel reparto di Rianimazione II. Alla mattina del giorno successivo, il 21 gennaio, i medici registrano un’ulteriore peggioramento delle condizioni di Matteo, nonostante il trattamento intensivo: le sue funzioni vitali sono al limite, le pupille dilatate, il cuore batte 23 volte al minuto, non si registra più la pressione arteriosa.
Dal punto di vista clinico sono collassati nove organi, il che significa mortalità al 100%. Mentre è in corso una vera e propria crociata di preghiere per ottenere l’aiuto di Padre Pio, verso le 11, sempre del 21 gennaio, contro ogni previsione medica, il bambino incomincia a migliorare, pur persistendo per alcuni giorni la grave insufficienza respiratoria. A partire dal 31 gennaio la ripresa generale è molto rapida: il 5 febbraio riacquista il respiro spontaneo e non risultano deficit motori di alcun genere; il 6 febbraio il bambino è completamente sveglio e collaborante. Il 12 febbraio viene ricondotto nel reparto pediatrico e da allora si ha la certezza matematica, da parte di tutti, della sua straordinaria guarigione. Viene dimesso, del tutto guarito, il 26 febbraio 2000. I genitori di Matteo Pio Colella sono devoti di Padre Pio. Suo padre, il dottor Antonio Colella, è medico nella Casa Sollievo della Sofferenza, l’Ospedale voluto dal Santo; la madre, la signora Ippolito Sanità Maria Lucia, frequenta il convento e la chiesa dove riposano le spoglie mortali del Santo.
Venuti a conoscenza della gravità della malattia del figlio e dopo il suo ricovero in ospedale, si erano rivolti, con insistenti e prolungate preghiere, a lui, affinchè impetrasse dal Signore la grazia della guarigione del piccolo Matteo Pio. La signora riferì di segni inequivocabili della vicinanza del Padre, per esempio un intenso “dolcissimo e gioioso” profumo di rose e viole da lei avvertito. E il piccolo Matteo? Ricordava nulla di quelle ore di incoscienza? Per la medicina egli non doveva sentire, né vedere nulla, tantomeno ricordare qualcosa. Ma, interpellato subito dopo il suo risveglio, Matteo riferì invece un ricordo molto preciso e sconvolgente: “Durante il sonno io non ero solo. Ho visto un vecchio… “