San Raffaele Arcangelo: significato del nome e patronati più noti

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San Raffaele Arcangelo è uno dei sette arcangeli che sono davanti al trono di Dio. È noto come l’Arcangelo guaritore, è anche il patrono dei viaggiatori, perché con il suo aiuto guida nei viaggi spirituali alla ricerca della verità e della conoscenza, è patrono dei medici e dei ciechi. Nel libro di Tobia, nei capitoli dal 5 al 9 (Antico Testamento), San Raffaele aiuta Tobia a fare un balsamo con le viscere di un pesce, per guarire così la cecità di Tobit, suo padre. Raffaele significa “Il Signore guarisce” o “Medicina di Dio”, e in genere è invocato dai medici, dalle infermiere e da chiunque soffra per qualche malattia. San Raffaele Arcangelo è un potente intercessore che aiuta, per volontà di Dio, a guarire la malattia fisica, mentale e spirituale. Il suo nome compare soltanto nel libro di Tobia, dove egli viene presentato come modello di angelo custode, perché protegge Tobia da tutti pericoli: dal pesce che voleva divorarlo (6, 2) e dal demonio che l’avrebbe ucciso con quegli altri sette pretendenti di Sara (8, 3).

Guarisce la cecità del padre (11, 11), sistema la faccenda dei soldi prestati a Gabaele (9, 5) e consiglia a Tobia di sposarsi con Sara. Raffaele viene considerato il patrono dei fidanzati e dei giovani sposi, perché sistemò tutto ciò che riguardava il matrimonio fra Tobia e Sara e risolse tutti i problemi che ne impedivano la realizzazione. Egli,inoltre, è un buon consigliere familiare, è patrono dei sacerdoti che confessano e amministrano l’unzione degli infermi, poiché la confessione e l’unzione degli infermi sono sacramenti di guarigione fisica e spirituale, è patrono di coloro che curano o badano agli infermi, concretamente, dei medici, degli infermieri e delle badanti. Numerosi santi e mistici, nella lunga storia della Chiesa, fecero esperienza dell’aiuto di S. Raffaele. L’esempio più significativo tra tutti è quello di San Giovanni di Dio (1495-1550), fondatore dei Fate Bene Fratelli, coltivò un grande amore per S. Raffaele e l’arcangelo si prodigò molto per le necessità degli ospedali di quest’ordine religioso. S. Raffaele visitò una volta i poveri nell’ospedale di Granada, mentre fra Giovanni era uscito ad attingere acqua. Un’altra volta portò il pane ai pazienti ammalati che erano digiuni ed una terza volta aiutò fra Giovanni a portare, nel suo ricovero un ammalato: fu in questa occasione che si fece conoscere come Raffaele.

Infine, nella tradizione popolare cattolica, l’arcangelo Raffaele viene associato con le anime del Purgatorio, ovvero con quelle anime che, dopo la morte corporale, a causa delle loro imperfezioni spirituali, necessitano di un’ulteriore illuminazione purificatrice e guarigione spirituale prima di andare in Paradiso. Senza esser blasfemi, possiamo paragonare il Purgatorio ad un ospedale celeste dove le ferite dello spirito vengono risanate e viene ultimata quella maturazione umana e cristiana che sulla terra si è in qualche modo non realizzata secondo la volontà di Dio, a causa della colpa e dei peccati delle persone. Il Papa Benedetto XVI nell’ordinazione di sei nuovi vescovi avvenuta in san Pietro il 29 settembre del 2007, parlando di san Raffaele affermò: “Sappiamo tutti quanto oggi siamo minacciati dalla cecità per Dio. Quanto grande è il pericolo che, di fronte a tutto ciò che sulle cose materiali sappiamo con esse siamo in grado di fare, diventiamo ciechi per la luce di Dio. Guarire questa cecità mediante il messaggio della fede e la testimonianza dell’amore, è il servizio di Raffaele affidato giorno per giorno al sacerdote e in modo speciale al vescovo”.

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