Le bianche scogliere di Dover, che hanno fatto da cornice ai componimenti di Shakespeare e Kipling, sono un’icona dll’Inghilterra; immortalate da poeti, cantanti e artisti provenienti da ogni angolo del pianeta. Esse che raggiungono nei punti di maggiore altezza i 110 metri, si estendono per 16 km a est ed ovest della città di Dover, affacciandosi sul canale della Manica, in corrispondenza dell’omonimo stretto, dove il braccio di mare che separa il Regno Unito dall’Europa è largo appena 33 km. Composte di gesso morbido, friabile, striato di selce nera, costituito da frammenti di conchiglie e antichi piccoli organismi marini, si collocano in uno scenario misterioso, fiabesco, in cui spesso domina il vento pungente, assieme a pioggia e fango. Ritenute una storica porta d’accesso all’Inghilterra, da cui scorgere, quando il cielo è limpido, la costa francse, rappresentavano per i migranti il biglietto da visita dell’arcipelago britannico, dando, ancora oggi, il benvenuto a milioni di turisti.
Per capire la loro importanza basta pensare che una delle canzoni più popolari tra i soldati inglesi durante la seconda guerra mondiale era intitolata proprio: “The White Cliffs of Dover” e parlava del momento in cui la guerra sarebbe finita e tutti avrebbero potuto vivere in pace e far ritorno ai propri paesi natii dove le scogliere di Dover li avrebbero accolti. Proprio le bianche scogliere di Dover sono le custodi di una scoperta, pubblicata su Earth and Planetary Science Letters, rivelandosi un eccellente punto di partenza per ricerche scientifiche rivoluzionarie. Gli astronomi hanno infatti scoperto, al loro interno, della polvere cosmica fossilizzata che può essere usata per tracciare la posizione degli asteroidi ricchi di acqua. All’interno delle loro mura erano già state individuate creature fossili, segno tangibile dei cambiamenti avvenuti sul pianeta in milioni di anni.
Ora, grazie a questo ritrovamento, si fa luce su oggetti molto più lontani dalla terra. Il nuovo studio, condotto dal team dell’Imperial College London, secondo cui la polvere potrebbe essere stata trascurata nelle analisi precedenti per via del processo di fossilizzazione che ha nascosto la sua vera natura, ha portato all’individuazione della polvere cosmica in base alla forma particolare, “ad Albero di Natale”, del cristallo. La polvere cosmica fossilizzata potrebbe aiutare gli scienziati a capire meglio gli sviluppi dl nostro sistema solare, ma anche le grandi collisioni di asteroidi. Il team di ricerca, in uno studio separato, pubblicato sulla rivista Geology, ha scoperto un modo per capire se la polvere cosmica contiene acqua. L’argilla può formarsi solo se c’è acqua per cui è doveroso un metodo che determini il contenuto d’argilla come puro di partenza per l’individuazione di asteroidi ricchi di acqua nel nostro sistema solare. Su questi asteroidi, i viaggiatori spaziali fanno i pit-stop per il rifornimento durante i loro lunghi viaggi nell’universo.