Solfatara di Pozzuoli: leggende, citazioni letterarie e pellicole cinematografiche

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La Solfatara di Pozzuoli è un luogo misterioso, inquietante, suggestivo, emozionante. Forse è per questo che in molti, tra i personaggi più celebri della letteratura e del cinema hanno dedicato ad esso poesie, brani musicali, video famosi.  Se per il greco Strabone, vissuto tra il 60 a.C. e i primi due decenni dell’Era volgare, la Solfatara di Pozzuoli era la dimora di Vulcano, divinità del fuoco distruttivo; lo scrittore medievale inglese Gervasio di Tilbury sosteneva che le bronzee porte del regno dei morti si trovassero, distrutte, infondo a un lago nei pressi di questo antico cratere ancora attivo. Forse Virgilio pensò proprio ai Campi Flegrei per ambientare la scena dell’Eneide in cui l’eroe troiano e la Sibilla si accingono a scendere nell’Ade.

L’antico poeta mantovano, in quei versi del libro VI , scrive di un luogo colmo di esalazioni che si diffondevano dalla nera apertura e si levavano alla volta del cielo.
Vicino alla Solfatara dove nel 305 Gennaro, vescovo di Benevento, subì il martirio, sorse poi una basilica in suo onore. Di essa è rimasto solo l’Altare, noto dalla pietà popolare come Pietra, sulla quale sarebbe stato decapitato il Santo.I fedeli sono convinti che, in concomitanza con l’anniversario della morte del artire, le antiche tracce di sangue presenti sul ceppo inizino ad accendersi di rosso vivo. La Solfatara è stata teatro d’azione di uno dei più emozionanti concerti dei Pink Floyd, tenutesi a porte chiuse nel 1971 , durante il quale furono effettuate alcune riprese del film-documentario Live at Pompei, diretto dallo scozzese Adrian Maben.

Un celebre film di Totò, “47 morto che parla”, diretto da Carlo Ludovico Bragagna, girato nel 1950 nella stessa zona, vede Totò vestire i panni del barone Antonio Peleiti, il quale non voleva rivelare dove fosse nascosta un’ingente somma di denaro ereditata dal pade e che avrebbe dovuto essere destinata alla costruzione di una nuova scuola.
Gli abitanti del luogo organizzarono una messinscena dantesca, facendo credere al barone di essere morto. All’interno del film “Passionè” di John Turturno, del 2010, il”Caravan Petrol”, famoso brano del 1959 di Renato Carosone è l’unico video del film girato fuori Napoli. Nel video recitano, oltre a Fiorello, anche Max Casella e John Turturno, nelle parti di scavatori in cerca di petrolio.

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