Terremoti: la memoria dei coralli, ecco come rivelano forte attività sismica

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Uno studio condotto tra gli altri da Paolo Montagna e Marco Taviani dell’Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr di Bologna e pubblicato su ‘Scientific Reports-Nature‘ suggerisce che la fascia costiera del Golfo di Aqaba, situato tra la penisola del Sinai e quella Araba, possa essere esposta a terremoti anche distruttivi. I ricercatori – spiega Edward Bartolucci sull’Almanacco della Scienza del CNR – sono giunti a questa conclusione esaminando le scogliere coralline interglaciali sollevate che bordano il lato saudita del Golfo. Durante la spedizione condotta nel 2013 dal Servizio geologico saudita, un team internazionale ha misurato queste terrazze e ha scoperto che sono situate a quote assai più elevate di tre volte rispetto all’altitudine canonica di circa 7 metri, superando i 25 metri di altezza.

Queste scogliere fossili si formarono nella precedente età interglaciale, circa 125.000 anni fa”, spiega Taviani. “All’epoca il mare era più alto di oggi di circa 7 metri dato che fu un periodo interglaciale particolarmente caldo e con meno ghiaccio nelle calotte polari, situazione che si tramuta in più acqua nell’oceano e, conseguentemente, in un livello marino globalmente più alto”.

La datazione dei coralli mediante il metodo dell’uranio/torio ha permesso di stabilire la datazione dei terrazzi con assoluta precisione, confermandone l’età interglaciale. “La spiegazione più plausibile per questi anomali sollevamenti della costa è che ciò sia avvenuto a seguito di una forte attività sismica che ha interessato il Golfo di Aqaba. Questo settore geologico del Mar Rosso è infatti anche attualmente molto attivo. E lo studio ora documenta che questa attività prosegue da almeno 125 mila anni”, conclude il ricercatore dell’Ismar-Cnr. “L’entità del sollevamento riscontrato nelle terrazze coralline indicherebbe che la zona con ogni probabilità ha subito nel recente passato geologico terremoti di magnitudine superiore ai più forti terremoti storici nel Golfo di Aqaba, l’ultimo dei quali, avvenuto nel 1995, ha creato danni moderati anche a causa del ridotto tessuto urbano presente nella regione”.

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