Viaggio in Sicilia alla scoperta dell’antica Erice [GALLERY]

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Sulla cima del Monte omonimo, che, sull’estrema costa occidentale della Sicilia, sovrasta la città di Trapani e il mare in cui si specchiano, da un lato, a sud-ovest, le Isole Egadi, dall’altro, Castellammare del Golfo e il Monte Cofano, sorge, da tempi antichissimi, la città di Erice, tra i più borghi più belli e suggestivi d’Italia. In questa città, secondo Virgilio, Enea seppellì il padre Anchise. Ma non furono solo Tucidide e Virgilio a cantare la bellezza del posto. Omero, Teocrito, Polibio, Orazio e molti altri non seppero resistere all’incantamento del monte dedicato alla dea dell’amore e della bellezza. Secondo Tucidide, fu fondata dagli esuli troiani che , fuggendo nel Mar Mediterraneo , avrebbero trovato il posto ideale per insediarvisi. Sempre secondo la leggenda, i Troiani avrebbero, poi, dato vita al popolo degli Elimi. Fu contesa dai Siracusani e Cartaginesi sino alla conquista da parte dei Romani nel 244 a.C. Virgilio la cita nell’Eneide, con Enea che la tocca due volte: la prima per la morte del padre Anchise, un anno dopo per i giochi in suo onore. Virgilio nel canto V racconta che in un’epoca ancora più remota vi campeggia Ercole stesso nella famosa lotta col gigante Erice, precisamente nel luogo dove poi si sfidarono al cesto il giovane e presuntuoso Darete e l’anziano Entello. In antico, insieme a Segesta, che parrebbe di fondazione coeva, era la città più importante degli Elimi, in particolare era il centro in cui si celebravano i riti religiosi. Durante la prima guerra punica, il generale cartaginese Amilcare ne dispose la fortificazione, e di qui difese Lilibeo. In seguito trasferì parte degli ericini per la fondazione di Drepanon, l’odierna Trapani. I Romani vi veneravano la “Venere Ericina”, la prima dea della mitologia romana a somiglianza della greca Afrodite. Gli arabi arrivarono ad Erice nell’831, ribattezzandola Gebel-Hamed (La Montagna di Maometto). Ma fu soltanto con i Normanni che la città riuscì a tornare agli antichi splendori: vennero rinforzate le mura, eretto il Castello, riorganizzato l’assetto urbano e costruiti magnifici palazzi e chiese. Cosa visitare ad Erice? La Chiesa Matrice, vicina alla Porta di Trapani, uno degli accessi alla città. La chiesa-fortezza, risalente al XIV sec., è stata edificata con materiale proveniente dal Tempio di Venere; la Torre campanaria, In origine torre di avvistamento, coronata da merlatura ghibellina; il Museo Cordici, sistemato all’interno del Municipio, il Museo Agro-Forestale San Matteo, il Museo Malacologico. Da non perdere la graziosa piazza S. Domenico, delimitata dall’omonima via e da bei palazzi; il Giardino del Ballo, che circonda il Castello di Venere e le Torri del Ballo, edificate in periodo normanno come difesa avanzata del castello; il Castello di Venere, arroccato sulla punta estrema del monte, risalente al periodo normanno (XII sec.), anche se il luogo ha una storia ben più antica. Qui, infatti , sorgeva il tempio dedicato a Venere Ericina, particolarmente venerata nell’antichità. Ed ancora, le Mura Elimo-Puniche, dotate un tempo di torri di avvistamento, di un camminamento cui si accedeva attraverso ripide scalette e piccole aperture che consentivano il passaggio degli abitanti e dei rifornimenti; la Chiesa di S. Orsola, edificata neI 1413 che conserva ancora, nella navata principale, l’originaria struttura gotica a volte a crociera costolonate; Quartiere Spagnolo, dal quale godere di un panorama sul golfo del Monte Cofano e la regioni retrostante e in basso, sulla Tonnara di Bonagia.

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