Le onde d’urto a bassa intensità potrebbero rappresentare una nuova opzione terapeutica per i pazienti con disfunzione erettile di grado lieve e moderato, 1/3 degli oltre 3 milioni di pazienti in Italia. La tecnologia delle onde d’urto è stata sviluppata in Israele alcuni anni fa ed è utilizzata per il trattamento della calcolosi renale e come terapia antalgica.
“Le onde d’urto – spiega Nicola Mondaini, Consigliere della Società Italiana di Andrologia – sono onde acustiche ad alta energia. Vengono applicate sul pene attraverso specifici dispositivi, in sedute che durano circa dieci minuti e che vanno ripetute per un totale di sei trattamenti complessivi. La terapia fisica viene cosi’ portata esattamente dove serve e agisce stimolando la circolazione peniena, attraverso la crescita graduale di nuovi vasi sanguigni (neo-angiogenesi), restituendo al paziente l’erezione spontanea, perche’ la circolazione nel pene torna normale e puo’ garantire un’erezione efficiente. Il trattamento non comporta rischi, dolore o effetti collaterali“.
Il trattamento non provoca effetti collaterali, non e’ invasivo ed è rapido e indolore: lo dimostrano i risultati preliminari del primo studio multicentrico italiano coordinato dalla Societa’ Italiana di Andrologia, condotto su circa 100 pazienti e tuttora in corso, con risultati positivi nel 70% dei pazienti di grado lieve/medio, che ha smesso di utilizzare farmaci per tornare a una sessualita’ spontanea mentre nei pazienti piu’ gravi la risposta alla terapia orale e’ migliorata nel 40% dei casi.
“I dati di follow up a sei mesi sono molto promettenti. Negli uomini con disfunzione erettile di grado lieve/medio, la terapia ha successo e garantisce un netto miglioramento nel 70% dei casi. Successo significa in questo caso possibile guarigione: i farmaci contro la disfunzione erettile hanno rivoluzionato le abitudini sessuali ma restano cure “on demand”, incapaci se non in rari casi di ripristinare la funzione erettiva. Le onde d’urto invece riescono a ristabilire il meccanismo dell’erezione, consentendo il ritorno a una sessualita’ naturale senza necessita’ di programmazione dei rapporti. Si tratta pero’ di una tecnica ancora emergente e la ricerca ha il compito di approfondire i meccanismi di azione della metodica“, spiega Alessandro Palmieri, Presidente SIA e coordinatore dello studio.