Tra i 31 progetti italiani finanziati dalla Commissione europea nell’ambito del programma LIFE, lo strumento dell’Ue a favore dell’ambiente e dell’azione per il clima figura anche un progetto coordinato dal Ceri (Centro di ricerca, previsione, prevenzione e controllo dei rischi geologici) dell’Universita’ ‘La Sapienza’ di Roma: il progetto è ‘Life Respire‘ e vale 2,24 mln di euro, 1,3 dei quali provenienti da fondi comunitari.
Il progetto (acronimo di ‘Radon rEal time monitoring System and Proactive Indoor Remediation’) riguarda la valutazione della qualità dell’aria negli ambienti confinati (ad esempio edifici pubblici, abitazioni, luoghi di lavoro, ecc.): si stima che le persone vivano l’80-90% del loro tempo in ambienti chiusi, pertanto il monitoraggio della salubrità di tali ambienti e fondamentale per ridurre l’esposizione della popolazione ad agenti inquinanti. In particolare, oggetto dello studio è il monitoraggio del rischio di esposizione al radon (Rn), classificato già dal 1988 come elemento cancerogeno e dichiarato dalla Commissione scientifica delle Nazioni Unite sugli effetti delle radiazioni atomiche (Unscear) la sorgente più importante di radiazioni ionizzanti negli ambienti indoor.
Obiettivi principali di ‘Life-Respire’ sono:
– l’applicazione in quattro aree -tre in Italia e una in Belgio- caratterizzate da differente potenziale geogenico di radon, di una strumentazione economica ed ecocompatibile per la misurazione e la bonifica in tempo reale dei livelli di radon in edifici selezionati, al fine di raggiungere la ‘soglia’ dei 100 Bq/m3 (come indicato nella Direttiva Europea 2013 / 59 / EURATOM). Il progetto porterà alla costruzione di un sistema di risanamento della qualità dell’aria indoor, ibrido intelligente, adattabile e versatile, composto da sensori, un sistema intelligente di aspirazione e monitoraggio dell’aria (SNAP) e da un sistema di ventilazione aggiuntivo esterno (eolico e/o elettrico) basato sul metodo di pressione positiva. Sarà, inoltre, sviluppato un modello di controllo basato su un protocollo di IoT;
– la costruzione di un geodatabase che permetterà di immagazzinare in tempo reale i dati delle misurazioni in continuo di radon, unitamente ad altri dati geologici, geochimici e alle caratteristiche costruttive delle abitazioni monitorate. Tali dati potrebbero confluire ed essere integrati nell’ambito dello European Atlas of Natural Radiation (promosso dal Joint Research Center della Comunità Europea);
– la redazione di linee guida per il rischio radon e di mappe della distribuzione delle concentrazioni (indoor e nel suolo) di radon utili alle autorità locali per la valutazione e la gestione del rischio sanitario e per la pianificazione territoriale, in funzione dello sviluppo di piani di azione nazionali (vedi gli articoli 54, 74 e 103 del 2013/59 / EURATOM).