L’autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha pubblicato un rapporto di centinaia di casi di intossicazione alimentare causati dall’eccesso di istamina presente nel tonno proveniente da fornitori spagnoli e messicani. Negli ultimi anni il caso di istamina ha colpito numerosi consumatori europei, in particolare in Italia, Spagna, Francia, Croazia e Danimarca. l’Efsa, attraverso un analisi approfondita, ha utilizzato le informazioni sulla tracciabilità di prodotto, verificando se nei vari casi di contaminazione da istamina fossero riscontrabili fattori comuni nella catena di distribuzione.
Secondo l’Efsa, la presenza di istamina nel tonno non è identificabile solo ad un errore di stoccaggio da parte di un’impresa, ma dalle analisi emerse, sintetizzate dal sito Food Quality News, emerge che i problemi legati alla temperatura durante il raffreddamento, la conservazione e la trasformazione dopo la pesca, abbiano inciso considerevolmente nella produzione di istamina nel tonno.
Non tutti sanno però cos’è l’istamina. Essa è una sostanza che si forma dalla degradazione dell’istidina, un amminoacido presente nel tonno e in altri pesci della stessa famiglia come ad esempio sgombri e sardine, e si genera soprattutto in caso di cattiva conservazione. L’istamina può provocare un’intossicazione, denominata sindrome sgombroide, che determina arrossamento, prurito, mal di testa, difficoltà a deglutire, nausea, vomito e diarrea. I sintomi possono comparire da pochi minuti a un paio di ore dal consumo di un alimento contaminato, non richiede l’intervento di un medico però i sintomi possono essere più o meno gravi a secondo del contenuto di istamina presente.