Tutt’altro che un termine poetico. La sindrome del cuore spezzato è un tipo di cardiomiopatia, conosciuta come cardiomiopatia di Tako-Rsubo di cui si parlò, per la prima volta, in Giappone, negli anni 90’; così chiamata perché , in seguito ad essa, il cuore si deforma, assumendo un aspetto che ricorda le anfore utilizzate dai pescatori giapponesi per catturare i polipi. A causarla emozioni negative (es. tristezza), avvenimenti tristi (un lutto, un dispiacere fortissimo e improvviso), problemi di coppia ma principalmente lo stress cronico, reiterato per mesi o anni. In una piccola percentuale di casi, la sindrome si verifica, invece, dopo una situazione gioiosa quale la nascita di un nipote o, ad esempio, un matrimonio.
Tra i sintomi: forte dolore al petto, un bruciore che impedisce di respirare normalmente, sudore freddo, dolore al braccio sinistro, affanno improvviso… sintomi, questi, che, a prima vista, lascerebbero pensare ad un infarto. Più a rischio le donne, specie dopo la menopausa. Come curarla? Potrebbe essere richiesta la somministrazione di farmaci inibitori, betabloccanti, calcio-antagonisti, o un contropulsatore aortico. Di grande aiuto: meditazione, yoga, attività sportiva in genere, passeggiate all’aria aperta, esercizi di respirazione e di bioenergetica.
Come prevenire la sindrome del cuore spezzato? Molto utili i gruppi di sostegno, rimarcando l’importanza di qualcuno con cui confidarsi, liberando e sfogando le tensioni. Attenzione all’alimentazione, prediligendo frutta fresca, verdure e alimenti dalle tonalità rosse, violacee e arancioni, ricchi di antiossidanti benefici per il cuore. Sottoponetevi a controlli regolari, monitorando pressione arteriosa, livelli di zuccheri, colesterolo.