Torino: con il brevetto del Politecnico “ENERTUN” la metropolitana può riscaldare le case

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La geotermia è un principio che sfrutta il calore naturale della Terra per ottenere energia termica che può essere impiegata per uso domestico. In poche parole, si tratta di utilizzare il calore naturalmente prodotto dal nucleo del nostro pianeta, che si diffonde anche a poche decine di metri sotto la superficie. Il principio è piuttosto noto e utilizzato in diversi contesti, ma quello che succederà a Torino è unico in Italia: grazie a un brevetto del Politecnico di Torino, sarà possibile utilizzare la costruzione di un’infrastruttura di trasporto, come la metropolitana, per ottenere calore in inverno e raffrescare gli ambienti in estate. Il tutto utilizzando un elemento già strutturalmente presente nelle gallerie, cioè il “concio”, la struttura di calcestruzzo armato che riveste i tunnel e che, nel progetto del Politecnico, diventa “energetico”, cioè viene integrato con tubi contenenti un fluido che scambia il calore con il terreno circostante e lo può trasportare in superficie.

Il primo “concio energetico” italiano si chiama ENERTUN e grazie alle sue potenzialità è stato finanziato dal Politecnico di Torino attraverso il bando Proof of Concept, dedicato alla validazione e prototipazione delle tecnologie. Il concio è stato installato a scopo sperimentale nella tratta Lingotto-Bengasi della linea 1 della metropolitana di Torino in fase di costruzione.

La presentazione del progetto (15 novembre 2017 – ore 18 – Urban Center Metropolitano, Piazza Palazzo di Città 8/f, Torino) avverrà alla presenza di Emilio Paolucci, Vice Rettore per il Trasferimento Tecnologico del Politecnico di Torino, Maria Lapietra, Assessore ai Trasporti del Comune di Torino e Giovanni Currado, Amministratore Unico di Infra.To e inaugurerà il campo sperimentale realizzato nell’ambito di un progetto congiunto tra Politecnico di Torino, Infra.To e Consorzio Integra (CMC).

ENERTUN è un elemento strutturale prefabbricato di rivestimento della galleria che consente di scambiare calore con il terreno adiacente in modo da produrre energia termica. Può essere impiegato nella realizzazione di gallerie scavate mediante TBM, le cosiddette ‘talpe’, trasformando la galleria stessa in un grande scambiatore di calore con il terreno per realizzare sistemi di condizionamento e riscaldamento degli edifici in superficie e per produrre acqua calda.

Il progetto di ricerca consentirà di testare lo scambio termico del prototipo di galleria energetica nel sottosuolo torinese in vista di possibili applicazioni future, come ad esempio la linea 2 della metropolitana.

“La realizzazione di una galleria energetica consente di sfruttare il fatto che la temperatura del sottosuolo alla profondità di realizzazione dello scavo sia sostanzialmente costante tutto l’anno. Ad esempio a Torino risulta di 14°C, quindi molto più bassa della temperatura esterna estiva, mentre d’inverno è vero il contrario. Grazie ad una pompa di calore si può sfruttare questa differenza di temperatura per ‘spostare’ il calore da una parte all’altra, rinfrescando gli edifici d’estate e riscaldandoli d’inverno. Il concio ENERTUN consente lo sfruttamento intelligente di una fonte energetica locale e rinnovabile. Può trovare applicazione soprattutto nelle aree urbane, magari integrando la galleria energetica ai sistemi di teleriscaldamento. Si pensi ad esempio alla linea 2 della metropolitana di Torino che dovrebbe transitare in aree dove sono previsti nuovi insediamenti che potrebbero beneficiare del calore del sottosuolo, riducendone così l’impronta ecologica”, spiega il professor Marco Barla, docente del Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Edile e Geotecnica del Politecnico.

“Abbiamo installato due anelli interamente costituiti da conci geotermici. È stato un lavoro impegnativo che ha richiesto oltre un anno e la collaborazione di molte persone. I primi dati raccolti dalla campagna sperimentale mostrano risultati molto promettenti, anche leggermente superiori alle valutazioni ottenute mediante i modelli numerici. La sperimentazione continuerà per un altro anno. Siamo molto fiduciosi di veder ripagati gli sforzi fatti”, aggiunge l’ingegner Alessandra Insana, dottoranda del Politecnico che sta seguendo in prima persona la sperimentazione in corso.

Il valore aggiunto di questa tecnologia risiede soprattutto nel fatto che si utilizza di fatto una struttura che sarebbe stata realizzata comunque. Viene così meno la necessità di scavare appositamente sonde e pozzi geotermici, con una conseguente riduzione dei costi complessivi.

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