Tossicità glifosato: è cancerogeno oppure no? Facciamo chiarezza

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Il glifosato è il diserbante più utilizzato al mondo, impiegato in agricoltura, nel giardinaggio e per la manutenzione del verde urbano. Da giorni si aspettava la notizia dall’Unione Europea in merito all’eliminazione di questo diserbante o se continuare a permetterne l’utilizzo. Nonostante l’Italia si sia espressa contraria alla proposta di rinnovo dell’autorizzazione dell’erbicida, gli altri paesi dell’UE hanno votato a favore del rinnovo del glifosato per cinque anni. Entro il 31 dicembre 2017 si deciderà se prorogare per dieci anni l’autorizzazione del suo uso, in Italia però si è applicato il principio di precauzione, ovvero l’utilizzo è consentito con molta moderazione.

Il glifosato è un diserbante non selettivo, cioè una molecola che elimina tutte le erbe infestanti. È entrato sul mercato nel 1974, ed oggi è considerato l’erbicida più utilizzato al mondo, non solo per il suo costo ridotto ma anche per la semplicità di utilizzo. La sua diffusione è aumentata soprattutto durante gli anni Novanta, quando la Monsanto iniziò ad immettere sul mercato le prime colture geneticamente modificate resistenti al glifosato, come ad esempio la soia. L’utilizzo del glifosato viene impiegato nei campi da coltivare, e viene in genere spruzzato prima della semina per eliminare le erbacce. La pianta, assorbe l’erbicida e lo trasferisce  fino alle radici, con lo scopo di farla essiccare nel giro di  pochi giorni.

Come tutti gli erbicidi e i pesticidi, anche il glifosato è  da tempo sotto osservazione, nonostante diversi studi dimostrino l’innocuità dell’erbicida. Nel 2015 però l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), che fa parte dall’Oms, ha introdotto il glifosato nella lista delle sostanze potenzialmente cancerogene. Considerato particolarmente pericoloso per chi è esposto durante l’attività lavorativa, in particolar modo per gli agricoltori. Contrariamente l’EFSA ha invece pubblicato una valutazione sul glifosato nella quale afferma che, in contrasto con la conclusione della IARC, il glifosato non sia genotossico, cioè che non danneggi il DNA e che non induce lo sviluppo di cancro per l’uomo. Anche altre agenzie internazionali come, il gruppo FAO/OMS sui pesticidi e l’Agenzia europea per le sostanze chimiche, l’ECHA, si sono espresse in favore del glifosato, confermando la non cancerogenicità della sostanza, in particolare l’agenzia europea per le sostanze chimiche ha ribadito la probabilità  che possa causare danni agli occhi e che sia invece tossico per flora e la fauna negli ambienti acquatici. Nonostante i vari pareri contestanti, in Italia un decreto del ministero della salute ha stabilito che l’uso del glifosato  non di potrà più utilizzare nelle aree frequentate dalla popolazione quali parchi, giardini, campi sportivi, zone ricreative, aree gioco per bambini, aree verdi, complessi scolastici e strutture sanitarie. Ovvio che, le misure precauzionali devono riguardare anche l’ingresso in Italia di prodotti stranieri dove viene usato in maniera intensiva l’uso di glifosato, soprattutto nella fase di preraccolta.

Infine, bisognerebbe chiedersi se ci sono alternative a questo erbicida, e se basterebbe in agricoltura, l’utilizzo delle strategie come la rotazione delle colture o la falciatura meccanica delle erbe spontanee.  Resta il fatto che al momento non ci sono diserbanti che abbiano la stessa efficacia del glifosato.

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