I resti di carbone in seguito ad un incendio boschivo aiutano a decomporre le sottili radici nel suolo, accelerando potenzialmente le emissioni di CO2 nelle foreste boreali. Le foreste boreali sono un immenso assorbitore di carbonio. Le sottili radici, non solo le foglie, i fusti e i rami degli alberi, contribuiscono ampiamente all’aumento di carbonio. L’est della Russia ha avuto un numero crescente di incendi boschivi, molti dei quali si crede siano stati causati dal riscaldamento globale e dalle attività umane. Gli alberi che bruciano negli incendi boschivi provocano in maniera naturale l’emissione di CO2, ma si sa poco sull’entità delle influenze del carbone derivato da incendi sui processi degli ecosistemi, come la decomposizione della materia organica del suolo.
I ricercatori, inclusi Semyon Bryanin della Russian Academy of Science e Makoto Kobayashi, assistente professore della Hokkaido University, hanno condotto esperimenti sul campo per 515 giorni, incubando le sottili radici di larice con diverse concentrazioni di carbone nel suolo. La perdita di massa delle radici era misurata in ognuna di queste quattro condizioni per quasi due anni: controllo (assenza di carbone); contenuto medio di carbone misurato nel terreno; il doppio del contenuto medio di carbone misurato nel suolo; contenuto di carbone uguale alla massima concentrazione nel terreno.
Secondo i risultati, il carbone aveva poco effetto sulla decomposizione delle radici sottili subito dopo che erano state sepolte nel terreno. Ma alla fine dell’esperimento, la perdita di massa delle radici nei campioni incubati con le più alte concentrazioni di carbone era maggiore (doppio del contenuto 40%; contenuto massimo 42%) rispetto alle condizioni di controllo (30%) e di contenuto medio (27%). Il Professor Makoto Kobayashi ha dichiarato: “Il nostro studio ha fornito la prima prova sul campo che il carbone derivato da incendi può accelerare la decomposizione delle radici sottili del larice e di conseguenza le emissioni di CO2 dalle foreste boreali”.
La scoperta probabilmente aiuterà a prevedere i futuri cambiamenti nella concentrazione di CO2 nell’atmosfera, nel caso in cui più incendi boschivi siano innescati dal riscaldamento globale e dalle attività umane.