Secondo una leggenda, papa Silvestro I viveva in contemplazione sul monte Soratte quando l’imperatore Costantino si ammalò di lebbra. Gli aruspici, da lui consultati, gli indicarono, come unico mezzo di guarigionoe, l’immersione nel sangue di 3000 bambini ma l’imperatore, impietosito dalla disperazione delle madri dei fanciulli scelti per fornire sangue per il bagno, rifiutò di guarire a quel prezzo. Appresa la notizia, San Silvestro montò su una mula bianca, materializzatasi dal nulla e, in soli 3 balzi miracolosi, giunse al cospetto dell’imperatore morente, somministrandoli il battesimo e guarendolo. Altrettanto nota è la leggenda che vede Silvestro I impegnato nella lotta contro un ferocissimo drago, divoratrice di carne umana, che dimorava in una caverna ai piedi del Palatino, dal lato del foro romano.
Secondo quanto narrato nella Legenda Aurea di Iacopo da Varazze, il papa, entrato nella grotta, disse all’animale: “In nome di nostro Signore Gesù Cristo, che è stato crocifisso e che verrà a giudicare i vivi e i morti, ti proibisco di continuare a mordere”, legandogli la gola con un filo di lana, al punto da fargli perdere completamente i denti e stramazzandolo a terra. Si dice che il papa abbia poi portato la carcassa della bestia all’altezza del tempio dei Castori, seppellendola lì. Nei pressi di quel luogo sorse, in seguito, la Chiesa di Maria Antiqua, sulle cui rovine, nel XIII secolo, fu eretta Santa Maria Liberatrice che richiamava nel nome “libera nos a poenis inferi”, liberaci dalle pene dell’inferno, proprio perché il drago di San Silvestro veniva visto come un essere infernale.