Il colosso dell’energia A2A, maggiore multiutility italiana nata nel 2008 dalla fusione delle municipalizzate lombarde ASM, AMSA e AEM, si è avvalso dell’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria) per la misurazione della presenza di gas radon nelle proprie centrali elettriche situate in Calabria.
Pur avendo adempiuto a quanto previsto dalla normativa di settore, avendo all’interno della propria organizzazione un servizio audit per tali adempimenti, la A2A, infatti, ha voluto confrontare i propri dati acquisiti con i valori che i tecnici del Laboratorio fisico “Ettore Majorana” del Dipartimento di Catanzaro dell’Arpacal hanno monitorato per tutto il 2017 nelle centrali calabresi.
Il sistema idroelettrico della Calabria posseduto da A2A raggruppa ben nove centrali idroelettriche, cioè che utilizzano l’acqua, la fonte rinnovabile per eccellenza, per produrre energia elettrica. Il sistema è localizzato lungo i fiumi Neto, Passante, Simeri, Vasì, Crocchio, Ancinale e Savuto, che attraversano le province di Catanzaro, Crotone, Cosenza e Reggio Calabria.
Nello specifico, gli impianti sono: Timpagrande (Cotronei – KR), Albi (CZ), Magisano (CZ), Orichella (San Giovanni in Fiore – CS) , Calusia Nuova (Caccuri – KR) (in foto), Satriano (CZ).
Il lavoro di tipo consulenziale che Arpacal concluderà nel prossimo mese di marzo contribuirà ad integrare la base dati che l’Agenzia ambientale calabrese sta rimpinguando progressivamente, per restituire un quadro sempre più dettagliato della presenza di gas radon in Calabria.