Carnevale di Mamoiada: tra Mamuthones, Issohadores e Juvanne Martis Sero

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Un Carnevale in pieno stile sardo il Carnevale di  Mamoiada, con le più che caratteristiche maschere dei Mamuthones e degli Issohadores. I primi, vestiti di pelli ovine, indossano una maschera nera di legno d’ontano o pero selvatico, dall’espressione sofferente o impassibile; sulla schiena portano “sa carriga”, campanacci dal peso di circa 30 kg, legati con cinghie di cuoio, mentre al collo portano delle campanelle più piccole. I campanacci, fino a non molti anni fa, venivano forniti in via amichevole da pastori che recuperavano i pezzi più malandati o li prendevano direttamente dal collo delle loro bestie. I “sonazzos” sono dotati di “limbatthas”, batacchi costruiti utilizzando le ossa del femore di pecore, capre, asini o altri animali. I campanacci ancora oggi sono realizzati con grande maestria da artigiani di Tonara, centro del Mandrolisai.

Gli Issohadores indossano una camicia di lino, una giubba rossa, calzoni bianchi, uno scialle femminile, a tracolla portano sonagli d’ottone e di bronzo; alcuni portano una maschera antropomorfa bianca. La sfilata dei Mamuthones e degli Isshoadores è una vera e propria cerimonia solenne, ordinata come una processione.I Mamuthones, disposti in due file parallele, fiancheggiati dagli Issohadores, si muovono molto lentamente curvi sotto il peso dei campanacci e con un ritmo scandito dagli Issohadores, dando un colpo di spalla per scuotere e far suonare tutti i campanacci. Gli Issohadores si muovono con passi più agili e all’improvviso lanciano la loro fune, sa soha, per catturare qualcuno degli astanti: i prigionieri per liberarsi dovranno offrire loro da bere.

Un altro simbolo del Carnevale di Mamoiada è Juvanne Martis Sero, un fantoccio sistemato in un piccolo carretto, ornato da frasche e trainato da un asino. La sua grossa testa di legno è collegata da un tubo ad una piccola botte di vino, nascosta proprio all’interno del corpo del fantoccio. Questo particolare pupazzo è vestito con abiti in velluto e riempito di paglia per una ragione ben precisa: la mattina del Martedì Grasso viene portato in giro per il paese da uomini con la faccia annerita da sughero bruciato e vestiti con gli abiti tradizionali delle donne sarde, intonando una nenia, molto simile ai lamenti funebri. In realtà, nonostante il tono lamentoso, si tratta di canti goliardici nei confronti dei passanti. Il fantoccio viene portato in giro fino a tarda sera, momento in cui arriva nella piazza principale dove trova la morte per un’ operazione chirurgica in cui vengono asportate delle budella di maiale, sapientemente nascoste. Questo rituale segna la fine del Carnevale mamoiadino che viene celebrato con un banchetto a base di prodotti tipici e tanto vino.

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