Siamo in Patagonia, nella provincia argentina di Santa Cruz, 163 km a sud dalla città di Perito Moreno. Proprio qui, in una steppa solitaria e appartata, il fiume Pinturas scivola fino alla Cueva de las Manos, più nota come Caverna delle mani o Grotta delle mani dipinte. Dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco nel 1999, essa è parte del Parco Nazionale Francisxo Moreno, creato nel 1937. Parliamo di un sito archeologico noto in tutto il mondo per i dipinti policromi, rappresentanti le mani del popolo indigeno di questa regione, forse progenitori dei Tehuelche, vissuto tra 9300 e 13000 anni fa. Ma maggior parte delle mani sono sinistre, il che fa supporre che i “pittori” tenessero lo strumento che spruzzava l’inchiostro con la destra, e le loro dimensioni sono quelle di una mano di un ragazzino di 13 anni ma, considerando che esse sono più piccole di quanto lo fossero nella realtà, si pensa che appartenessero a persone di qualche anno più vecchie. Questa interpretazione lascerebbe pensare ad una sorta di rito, in cui lasciare la propria impronta di mano sul muro della caverna indicava il passaggio dall’età infantile a quella matura.Oltre alle mani, nella grotta sono rappresentate scene di caccia, esseri umani, lama, nandù, figure geometriche e rappresentazioni del sole. Sul soffitto, poi, si intravedono puntini rossi, ottenuti, fose, immergendo nell’inchiostro le bolase e tirandole successivamente verso l’alto. I colori vanno dal rosso al bianco, dal nero al giallo.