C’è un ponte tra noi e il futuro in cui le società avranno adottato tutte le migliori soluzioni possibili di fronte ai cambiamenti climatici. È un ponte fatto di collaborazioni multidisciplinari, in cui discipline e saperi diversi collaborano per integrare la conoscenza scientifica con la creazione di soluzioni tecnologiche e strategiche. Questo ponte verso il futuro è stato al centro del dibattito dal titolo “Climate Change reshaping our future: the IPCC looking ahead”, che si è svolto a Bologna il 26 febbraio in occasione della giornata All4TheGreen – Mobilizing Climate Science, iniziativa che ha celebrato i 30 anni dalla fondazione dell’IPCC, l’organo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
“Spesso le istituzioni scientifiche sono organizzate per dipartimenti separati – ha spiegato Antonio Navarra, Presidente della Fondazione CMCC che ha organizzato il dibattito nell’ambito della giornata – È un modo di organizzarsi che appartiene ai secoli che ci hanno preceduto, guardare al futuro vuol dire abbattere queste barriere e trovare il modo di contribuire insieme a individuare le soluzioni per problemi complessi che sono di fondamentale importanza per il Pianeta dei prossimi decenni, come appunto i cambiamenti climatici”.
L’interdisciplinarità è una chiave indiscutibile del futuro verso cui le scienze del clima si stanno aprendo. “Negli anni Ottanta, quando abbiamo iniziato a lavorare con l’IPCC – ha raccontato Sandro Fuzzi, scienziato di ISAC-CNR – era impensabile che fisici dell’atmosfera potessero interagire con chimici o con economisti. Abbiamo lavorato molto in questa direzione ed un punto ulteriore di svolta è arrivato con il coinvolgimento delle scienze sociali nello studio dei cambiamenti climatici“. Queste ultime hanno acquisito sempre maggiore importanza, in particolare muovendo in due direzioni. “Innanzitutto le scienze sociali aiutano a conoscere il comportamento delle persone – ha spiegato il Prof. Youba Sokona, vice-Presidente dell’IPCC. “Guardare al futuro vuol dire trovare modi nuovi per produrre e consumare energia. Per fare in modo che le soluzioni tecnologiche trovino applicazione nella vita di tutti i giorni è utile capire come le persone si pongono di fronte all’innovazione e come questa possa entrare nelle nostre abitudini”.
Per creare la multidisciplinarietà necessaria a svolgere con successo la ricerca sui cambiamenti climatici sono necessari strumenti sofisticati, adatti a fare in modo che il ponte che collega le diverse discipline possa essere percorso da informazioni e dati fruibili a tutti. “Sono indispensabili piattaforme per la condivisione dei dati – ha sottolineato la Prof.ssa Nadia Pinardi, Presidente di JCOMM, Technical Commission for Oceanography and Marine Meteorology. “Abbiamo una grande comunità di ricerca, e dobbiamo fare in modo che i dati siano quanto più condivisibili possibile, in modo tale da creare uno spazio di dialogo tra la comunità scientifica, le imprese e i decisori pubblici. Lavorando in questa direzione – ha concluso la Porf.ssa Pinardi – saremo in grado di sviluppare modelli sempre più precisi per studiare gli impatti dei cambiamenti climatici e costruire mappe e strumenti per gestire i rischi che ne conseguono”.
Uno sguardo più approfondito sugli scenari tecnologici e sul ruolo che le scelte dei governi e dei decisori politici nel definire il futuro che stiamo costruendo è venuto dal Prof. Carlo Carraro, Presidente della European Association of Environmental and Resource Economists (EAERE). “La transizione verso il futuro di cui stiamo parlando – ha spiegato Carraro – è una transizione dalle fonti fossili alle rinnovabili, un percorso che ha tanti protagonisti. Uno di questi è l’elettrificazione, ossia la tendenza ad utilizzare elettricità come tipo di energia per molti usi, una strada che ci aiuta a liberarci una volta per tutte del carbone. Un’altra protagonista della transizione è la digitalizzazione che porta con sé l’esigenza di guardare al mondo in maniera diversa, con nuove opportunità, nuovi tipi di lavoro. Dobbiamo avere un atteggiamento positivo perché ci sono molte tecnologie che aiutano in questa direzione. Ma i governi sono chiamati a compiere scelte coerenti con questa prospettiva, altrimenti avremo perso una grande opportunità, perché non avremo capito che sostenere questa transizione è conveniente da molti punti di vista“.
Sul tema dell’alimentazione si è invece soffermato Andrea Segré, Presidente della Fondazione Mach. “Il cambiamento climatico – ha spiegato Segrè- riguarda tutti. Innanzitutto perché le conseguenze ricadono sulla sicurezza alimentare e non di meno perché ciò che ognuno mette nel suo piatto condiziona l’intero sistema. Penso perciò sia necessario approcciarsi a queste tematiche con una visione olistica, soprattutto per quanto riguarda la ricerca, che parta dal presupposto di una ‘salute al cubo’, data dalla moltiplicazione tra la salute umana, animale e dell’ambiente. Ogni elemento dell’operazione One Health è fondamentale per l’equilibrio dell’ecosistema nella sua interezza”.
All4TheGreen – Mobilizing Climate Science, è stata una giornata di dibattiti per celebrare trentennale dell’IPCC, il principale organismo internazionale istituito nel 1988 allo scopo di fornire al mondo una visione chiara e scientificamente fondata su questo fenomeno. L’evento è stato organizzato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il programma di partnership globale Connect4Climate della Banca Mondiale e l’IPCC, in collaborazione con il CMCC.