Il mistero che avvolge Rosetta, la nebulosa con un foro al centro attorno al quale nubi di polveri si allungano nello spazio come petali di un fiore, ha dovuto aspettare l’avvento dei supercomputer per essere forse risolto.
La nebulosa Rosetta si trova nella Via Lattea, a circa 5mila anni luce dalla Terra. Con una grandezza approssimativa di 100 anni luce è uno degli oggetti più brillanti del cielo notturno. La sua posizione – spiega Davide Coero Borga su Media INAF – si individua con facilità congiungendo con una linea immaginaria Betelgeuse e Procione.
È conosciuta fra gli astronomi per la forma simile a una rosa sbocciata e per il caratteristico foro al centro della nube interstellare di polvere, idrogeno, elio e altri gas ionizzati che la compongono. Al centro della nebulosa Rosetta si trova un brillante ammasso aperto, noto come Ngc 2244.
Le dimensioni della cavità che si osserva al centro della nebulosa sono troppo piccole se messa a confronto con l’età delle stelle che sono ospitate nell’ammasso centrale.
«Le stelle massicce che popolano il cuore della nebulosa Rosetta hanno alcuni milioni di anni e sono già a metà del loro ciclo di vita. Se prendiamo in considerazione il lungo periodo da cui i venti stellari sono attivi, allora ci si aspetterebbe una cavità centrale fino a dieci volte più grande», sottolinea Christopher Wareing, primo autore di uno studio uscito oggi su Mnras.
Grazie a nuove simulazioni al computer, Wareing e i suoi colleghi astronomi delle università di Leeds e Keele hanno scoperto che Rosetta deve dunque essersi formata all’interno di ??una nube molecolare sottile, simile a un foglio più che a una sfera. Un risultato che contrasta con quanto si può intuitivamente desumere dalle fotografie che ritraggono la nebulosa.
Una struttura estremamente sottile e disposta sul piano di un disco sottile che focalizzi i venti stellari lontano dal centro della nuvola giustificherebbe le dimensioni relativamente piccole della cavità presente al centro di Rosetta.
Nell’articolo appena pubblicato fra le Monthly Notices della Royal Astronomical Society, i ricercatori spiegano di aver inscenato a computer i possibili sviluppi di una iniziale nube atomica a bassa densità nelle forme di un disco filamentoso, di una sfera irregolare e di un disco sottile. È stata quest’ultima simulazione a dare vita a una struttura del tutto simile alla nebulosa attuale con un allineamento del campo magnetico compatibile con l’ammasso stellare presente nella cavità centrale.
«Siamo stati fortunati a poter applicare ai nostri modelli i primi dati messi a disposizione dalla survey di Gaia, attualmente in corso», spiega Wareing. «Poter contare sull’aiuto dell’Advanced Research Computing centre di Leeds, poi, ci ha permesso di produrre simulazioni in tempi prima inimmaginabili. Le nove simulazioni hanno richiesto circa mezzo milione di ore di Cpu equivalenti a 57 anni di lavoro di un normale computer desktop. Avere a disposizione la tecnologia dei supercomputer, ci ha permesso di avere gli stessi risultati nel giro di poche settimane».