Dal 22° Congresso nazionale della Società italiana di psicopatologia di Roma arriva un dato allarmante: circa il 13% degli adolescenti iperconnessi è a rischio dipendenza patologica e sono in aumento tra i 14 e i 18 anni disturbi quali ansia, depressione, insonnia e difficoltà cognitive. Il motivo sarebbero proprio le troppe ore trascorse davanti a smartphone e altri dispositivi: più di 6 al giorno. “I giovani 3.0 non riescono proprio a staccarsi da cellulari, tablet, pc, playstation e social media e il bisogno di controllare continuamente lo smartphone, magari per chattare, non li abbandona neppure di notte. Spesso rimangono svegli fino all’alba a parlare e giocare con gli amici, leggere notifiche e messaggi. Questi comportamenti vanno ad influenzare negativamente la qualità del sonno, con conseguenze nocive per l’organismo, soprattutto per lo sviluppo del cervello, ed interferiscono sulle attività quotidiane dei ragazzi. I quali si isolano dal resto del mondo, chiusi nella loro stanza, spesso arrivano a rifiutare la scuola e ogni contatto che non preveda l’uso mediato del mezzo tecnologico,” spiega Giovanni Martinotti della Sopsi (Università di Chieti). Oggi gli adolescenti “sono molto più impulsivi, meno creativi, meno empatici e meno capaci di gestire le emozioni all’interno delle relazioni. Hanno grande difficoltà a gestire la noia, orientati a condividere tutto e subito, senza pensare alle conseguenze che ricadranno su di sé né tantomeno sugli altri perché poco sensibili a “condividere”, paradossalmente, il dolore altrui“.
“Gli adolescenti tra i 14 e i 18 anni trascorrono in media 6,26 ore al giorno davanti ai loro strumenti tecnologici preferiti per studiare, giocare, lavorare e socializzare. Fino al 13% rischia depressione e ansia. I like e i commenti degli haters poi sono devastanti. Ma il problema non riguarda solo i giovanissimi. In un recente studio condotto nel 2017 su un campione di 300 studenti dell’Università dell’Aquila, nella fascia di età 18-25 anni, è emerso che il 6 per cento ha un rapporto patologico con internet, in particolare i maschi,” rileva Francesca Pacitti dell’Università dell’Aquila. “Ci sono alcuni campanelli d’allarme caratteristici come l’alterazione del ciclo sonno-veglia, l’isolamento sociale e il mutare di alcuni tratti caratteriali. I genitori quando c’è un’alterazione delle abilità relazionali e sociali devono interrogarsi su cosa sta succedendo ai loro figli e favorire il più possibile il dialogo. Se questo non dovesse bastare, allora è bene rivolgersi a personale esperto. L’obiettivo è favorire un uso intelligente delle tecnologie da parte degli adolescenti, dal punto di vista del tempo e della qualità“.