Lo studio di fase III CheckMate -227 ha raggiunto l’endpoint co-primario di sopravvivenza libera da progressione (PFS) con la combinazione di nivolumab e ipilimumab rispetto alla chemioterapia in prima linea in pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) avanzato che presentano elevato carico mutazionale (? 10 mutazioni /megabase, mut/mb), Tumor Mutation Burden (TMB), indipendentemente dall’espressione di PD-L1. Nello studio, il TMB è stato valutato utilizzando il test, validato analiticamente, della Foundation Medicine denominato FoundationOne CDx. Inoltre, basandosi su un’analisi ad interim per la sopravvivenza globale (OS), il Data Monitoring Committee ha raccomandato il proseguimento dello studio. Il profilo di sicurezza era in linea con quanto precedentemente riportato in pazienti con NSCLC in prima linea per la schedula di combinazione con nivolumab (3 mg/kg ogni due settimane) e bassa dose di ipilimumab (1 mg/kg ogni sei settimane).
“Il TMB è emerso come importante biomarcatore di attività immunoterapica. Per la prima volta, questo studio di fase III mostra una sopravvivenza libera da progressione superiore con la combinazione di farmaci immunoterapici in prima linea in una popolazione predefinita di pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule ed elevato TMB”, ha affermato Matthew D. Hellmann, M.D., study investigator e oncologo al Memorial Sloan Kettering Cancer Center. “CheckMate -227 ha mostrato che il TMB è un importante biomarcatore predittivo indipendente che permette di identificare una popolazione di pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule in prima linea che possono trarre beneficio dalla combinazione di nivolumab e ipilimumab”.
Giovanni Caforio, M.D. chairman e chief executive officer, Bristol Myers-Squibb, ha commentato: “Crediamo che questi risultati di CheckMate -227 rappresentino una svolta nella ricerca sul cancro e un significativo passo in avanti nel determinare quali pazienti con tumore del polmone in prima linea possano trarre maggiore beneficio dalla combinazione di nivolumab e ipilimumab. Questi dati confermano la nostra profonda conoscenza della biologia tumorale, delle principali possibilità della medicina traslazionale e l’impegno a sviluppare nuovi approcci per i pazienti oncologici”.
Lo studio CheckMate -227
CheckMate -277 è uno studio di fase III in aperto con più di 2.500 pazienti randomizzati con istologia non squamosa e squamosa, che ha valutato regimi a base di nivolumab rispetto a doppia chemioterapia contenente platino, in pazienti con NSCLC avanzato in prima linea. Questo ampio programma comprende tre parti: Part 1a e 1b, e Part 2.
Part 1a sta valutando la combinazione di nivolumab con ipilimumab e la monoterapia di nivolumab vs la chemioterapia in pazienti i cui tumori esprimono PD-L1. Part 1b ha valutato la combinazione di nivolumab con ipilimumab e la combinazione di nivolumab con la chemioterapia vs la sola chemioterapia in pazienti con tumori che non esprimono PD-L1. I livelli di espressione di PD-L1 sono stati determinati utilizzando il test diagnostico PD-L1 IHC 29-8 pharmDx sviluppato da Dako.
L’annuncio di oggi si basa su un’analisi di pazienti nei bracci con nivolumab e ipilimumab e con chemioterapia inclusi in Part 1. Gli endpoint co-primari in Part 1 (per la combinazione di nivolumab e ipilimumab) erano due: la sopravvivenza globale (OS) nei pazienti i cui tumori esprimevano PD-L1 (valutato nei pazienti arruolati in Part 1a) e la sopravvivenza libera da progressione (PFS) nei pazienti con elevato carico mutazionale (TMB), indipendentemente dall’espressione di PD-L1 (determinato nei pazienti arruolati in Part 1a e 1b). Circa il 45% dei pazienti valutabili per TMB aveva tumori che esprimevano un elevato TMB (? 10 mut/mb) nello studio. Bristol Myers-Squibb ha una collaborazione in corso con Foundation Medicine che continuerà per ottenere l’approvazione regolatoria per FoundationOne CDx come test diagnostico ‘associato’ per valutare il TMB per la potenziale indicazione della combinazione di nivolumab e ipilimumab in prima linea nel NSCLC.
Part 2 sta valutando nivolumab in combinazione con la chemioterapia vs sola chemioterapia in un’ampia popolazione con il solo endpoint primario di OS.
Le dosi di nivolumab e ipilimumab utilizzate nello studio sono le seguenti: nivolumab 3 mg/kg ogni due settimane e bassa dose di ipilimumab (1 mg/kg) ogni sei settimane.
Carico mutazionale del tumore (TMB)
Nel tempo, le cellule cancerogene accumulano mutazioni che non sono normalmente osservate nelle cellule normali. Il carico mutazionale del tumore o TMB è un biomarcatore quantitativo che riflette il numero totale di mutazioni nelle cellule tumorali. Queste cellule con elevato TMB hanno alti livelli di neoantigeni, che si pensa possano aiutare il sistema immunitario a riconoscere i tumori ed indurre un aumento delle cellule T che combattono il cancro e la risposta antitumorale. Il TMB è un tipo di biomarcatore che può aiutare a predire la probabilità che un paziente risponda alle immunoterapie.
Bristol-Myers Squibb: avanguardia nella ricerca in immuno-oncologia
In Bristol-Myers Squibb i pazienti sono al centro di tutto ciò che facciamo. La nostra visione sul futuro della cura del cancro è focalizzata sulla ricerca e sullo sviluppo di farmaci immuno-oncologici che potrebbero migliorare le aspettative di vita dei pazienti affetti da tumori difficili da trattare.
Siamo in prima linea nella ricerca scientifica nell’ambito dell’immuno-oncologia grazie ad un ampio portfolio di agenti approvati e in fase di sperimentazione. Il nostro programma differenziato di sviluppo clinico sta valutando ampie popolazioni di pazienti in più di 50 tipi di neoplasie, con 14 molecole allo stadio clinico disegnate per colpire diverse vie del sistema immunitario.
La nostra profonda esperienza e il disegno innovativo degli studi clinici ci consentono di progredire nella ricerca delle combinazioni di farmaci immuno-oncologici, di farmaci immuno-oncologici con chemioterapia, di farmaci immuno-oncologici con terapie target e di farmaci immuno-oncologici con radioterapia, in differenti istologie di tumori, contribuendo potenzialmente allo sviluppo delle future terapie oncologiche. Continuiamo a essere pionieri nella ricerca che contribuirà ad acquisire conoscenze più approfondite sul ruolo dei biomarcatori immunologici e su come la biologia di ogni tumore possa essere utilizzata come guida per valutare le migliori opzioni di trattamento nel percorso di cura del paziente.
L’obiettivo di rendere l’immuno-oncologia una realtà per molti pazienti richiede non solo innovazione ma anche una stretta collaborazione con i maggiori esperti nel campo. Le partnership con le istituzioni accademiche, con le associazioni dei pazienti e le aziende biotech supportano il nostro fine collettivo di offrire nuove opzioni di trattamento per migliorare gli standard della pratica clinica.
Nivolumab
Nivolumab è un inibitore del checkpoint immunitario PD-1 che è stato progettato per potenziare il nostro sistema immunitario al fine di ristabilire la risposta immunitaria anti-tumorale. Rinforzando il sistema immunitario contro il cancro, nivolumab è divenuto un’importante opzione di trattamento per molti tipi di tumore.
Il programma globale di sviluppo di nivolumab si basa sulle conoscenze scientifiche di Bristol-Myers Squibb nel campo dell’immuno-oncologia e include un’ampia gamma di studi clinici, in tutte le fasi della sperimentazione, compresa la fase III, in molti tipi di tumori. Ad oggi, nel programma di sviluppo clinico di nivolumab sono stati arruolati più di 25.000 pazienti. Gli studi clinici con nivolumab hanno contribuito ad approfondire le conoscenze sul potenziale ruolo dei biomarcatori nella cura dei pazienti, in particolare nel modo in cui essi possano beneficiare del farmaco in base ai livelli di espressione di PD-L1.
A luglio 2014, nivolumab è stato il primo inibitore del checkpoint immunitario PD-1 al mondo ad aver ottenuto l’approvazione dalle Autorità Regolatorie. Attualmente è approvato in più di 60 Paesi, inclusi gli Stati Uniti, l’Unione Europea e il Giappone. A ottobre 2015, la combinazione di nivolumab e ipilimumab è stato il primo regime in campo immuno-oncologico a ricevere l’approvazione dalle Autorità Regolatorie per il trattamento del melanoma metastatico ed è attualmente approvata in più di 50 Paesi, inclusi gli Stati Uniti e l’Unione Europea.