Venerdì 23 marzo, è stato emesso dal Ministero dello Sviluppo Economico un francobollo celebrativo delle esplorazioni polari italiane, nel 90° anniversario della spedizione del dirigibile “Italia” al Polo Nord.
Il francobollo, del valore di € 0,95, realizzato dalla bozzettista Isabella Castellana, è stato stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente.
L’immagine del bollo, delimitata in basso da una fascia tricolore, raffigura il dirigibile “Italia” mentre sorvola il Circolo Polare Artico, su cui si sovrappone, a sinistra, il globo terrestre con l’indicazione della rotta che la spedizione percorre per raggiungere nel 1928 il Polo Nord.
Completano il francobollo le leggende “Esplorazioni polari italiane” e “90° anniversario spedizione dirigibile Italia”, la scritta “ITALIA” e il valore “€ 0,95”.
L’annullo primo giorno di emissione è disponibile presso l’ufficio postale Palazzo della Regione a Milano e presso la Manifestazione “Milanofil” in via Tortona 27.
I francobolli ed i prodotti filatelici correlati, cartoline, tessere e bollettini illustrativi, saranno disponibili presso gli Uffici Postali con sportello filatelico, gli “Spazio Filatelia” di Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Roma 1, Torino, Trieste, Venezia, Verona e sul sito poste.it.
E’ stato anche predisposto un folder in formato A4 a due ante, contenente il francobollo, una cartolina affrancata ed annullata “primo giorno di emissione” e una busta “cavallino”.
Scrive, a commento dell’emissione, Pietro Maria Vacca, pronipote di Umberto Nobile: “L’attrazione delle regioni polari, per chi vi è stato una volta, è irresistibile. Quel senso di assoluta libertà dello spirito; quell’allontanamento da ogni cura di cose materiali che non siano quelle indispensabili all’esistenza; quel perdere valore di idee, principi, sentimenti che sembrano essenziali e importanti nel mondo civile; il denaro, l’oro, gli oggetti comunque preziosi, che diventano cose assolutamente inutili, da buttar via senza alcun rimpianto; la legge umana che più non esiste cede il posto a quella della natura; quella solitudine immensa dove ognuno si sente re di se stesso; tutto questo, una volta provato, non si dimentica più, ed esercita un fascino al quale non è possibile resistere.”
Da questi impulsi interiori e dall’ambizione di conquistare per l’Italia nuovi primati – dopo lo straordinario successo della spedizione del “Norge” del 1926 (prima trasvolata polare della storia) – nacque in Umberto Nobile l’idea della spedizione del dirigibile “Italia” del 1928.
Il programma della spedizione dell’“Italia”, in aggiunta all’esplorazione geografica di vaste regioni polari all’epoca sconosciute, comprendeva ricerche oceanografiche e meteorologiche, ricerche sul magnetismo terrestre, sull’elettricità e sulla radioattività atmosferica, ricerche biologiche e batteriologiche.
Venne insomma concepita, cosa incredibile per l’epoca, come una spedizione di carattere prettamente scientifico e venne preparata da Nobile con la collaborazione di tre giovani scienziati, che fecero poi parte dell’equipaggio: A.Pontremoli dell’Università di Milano, F.Malmgren dell’Università di Uppsala e F.Behounek dell’Università di Praga.
Oltre ai tre scienziati e a Nobile stesso che ne era il comandante, facevano parte dell’equipaggio dell’“Italia” altre quattordici persone: i tre ufficiali di Marina, A.Mariano, F.Zappi e A.Viglieri; l’ingegnere F.Trojani; il capotecnico N.Cecioni; i motoristi E.Arduino, V.Pomella, A.Caratti e C.Ciocca; l’attrezzatore R.Alessandrini, i radiotelegrafisti G.Biagi e E.Pedretti e i giornalisti U.Lago e F.Tomaselli. Vi era poi l’inseparabile compagna di Nobile, la cagnetta Titina.
Dopo un primo volo di sole otto ore interrotto per problemi tecnici e meteorologici ed un secondo nella regione della Terra di Nicola II, durato quasi tre giorni, nel corso del quale l’“Italia” percorse oltre 4.000 km esplorando circa 50.000 km quadrati di zone dove l’occhio umano mai era penetrato, alle 4,28 del 23 maggio 1928 il dirigibile “Italia” partì dalla Baia del Re alla volta del Polo Nord con sedici persone a bordo (rimasero a terra Pedretti e Tomaselli).
Venti minuti dopo la mezzanotte del 24 maggio 1928 l’Italia era sul Polo: il dirigibile discese sotto la nebbia e si avvicinò al pack, quando fu a circa 100 metri da esso l’equipaggio vi lasciò cadere la bandiera italiana e poco dopo la grande croce di quercia che era stata loro affidata da papa Pio XI.
“Nell’interno della cabina, ora che i motori erano quasi silenziosi, si diffondevano da un piccolo strumento le note armoniose e nostalgiche di un vecchio canto popolare, Le campane di San Giusto, suscitando ricordi, riportandoci d’un tratto laggiù, nell’Italia nostra, alle nostre case. La commozione ci vinse. Più d’uno aveva le lacrime agli occhi.”
Così Umberto Nobile ricorda quei momenti.
“Quello che accadde dopo è ormai leggenda, storia di uomini e di eroi: la caduta del dirigibile sul pack alle 10,33 del 25 maggio, la disperata e coraggiosa resistenza dei 9 superstiti sulla banchisa polare all’interno della mitica “Tenda Rossa”, il destino mai noto dei 6 membri dell’equipaggio che restarono a bordo dell’aeronave dopo la catastrofe, la marcia a piedi di Mariano, Zappi e Malmgren, il miracolo della radio “Ondina 33” e il radioamatore di Arcangelo che per primo intercettò il 3 giugno l’S.O.S. che Biagi continuava senza tregua a trasmettere.
Una straordinaria gara di solidarietà si mise subito in moto alla ricerca dei superstiti, furono organizzate spedizioni di soccorso nel corso delle quali persero la vita 9 persone, tra cui il grande esploratore R.Amundsen. Soccorsi partirono da Svezia, Norvegia, Germania, Finlandia, Francia, dall’Italia si mossero i valorosi aviatori Maddalena e Penzo e va ricordata anche la memorabile marcia del Capitano Sora. Dalla Russia venne l’apporto decisivo del Capitano Samoilovic e dell’equipaggio del rompighiaccio “Krassin” che il 12 luglio 1928 salvò prima Mariano e Zappi e poi, il giorno stesso, gli uomini della “Tenda Rossa”.
Anche le polemiche che seguirono, le ingiuste e infamanti accuse mosse a Nobile dal regime fascista, la sacrosanta ma tardiva sua riabilitazione, costituiscono ormai – a distanza di 90 anni – una pagina di storia di una spedizione di pionieri, che portò al nostro paese nuovi primati nel campo delle esplorazioni polari e nel corso della quale persero la vita 17 persone i cui nomi sono oggi scolpiti sul monumento eretto a Tromsö, in Norvegia, che reca incisa l’epigrafe del poeta Alfonso Gatto “Qui scritti sulla pietra i nomi di quelli che perirono nel naufragio dell’“Italia” sono vicini ai nomi dei loro soccorritori nel ricordare un’impresa che fu gloria degli uomini oggi testimonianza e memoria della loro comune civiltà.”