“In Italia non ci sono solo 35 grandi opere idrauliche incompiute e di cui chiediamo il completamento, ma c’è un patrimonio di invasi privati, oggi abbandonati, che va censito e recuperato per fare fronte agli effetti dei cambiamenti climatici, in primis i lunghi periodi siccitosi.”
Ad indicarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), intervenuto ad un convegno dell’Accademia dei Georgofili a Firenze.
“Per aumentare la resilienza del territorio va incrementato – prosegue il Presidente di ANBI – il reticolo idraulico, di cui i 180.000 chilometri di canali, gestiti dai Consorzi di bonifica, rappresentano un’infrastruttura strategica per il Paese. Per farlo, bisogna dare concreta operatività ai 300 milioni previsti dal Piano Irriguo Nazionale, ai 297 milioni stanziati dal C.I.P.E. per il Fondo Sviluppo e Coesione, ai 5 milioni del primo stralcio del Piano Nazionale Invasi. A ciò, noi affianchiamo eccellenze nella gestione della risorsa idrica come il Canale Emiliano Romagnolo, la cui disponibilità d’acqua ha dato valore all’economia di un intero territorio ed il sistema irriguo Irriframe, che fornisce il miglior consiglio all’agricoltore, permettendogli di risparmiare fino al 25% nel fabbisogno d’acqua per le colture.”
La rete italiana di canali per irrigazione è lunga quasi 48.000 chilometri, cui ne vanno aggiunti oltre 53.000 di condotte tubate e circa 44.000 di corsi d’acqua ad uso promiscuo (irrigazione e scolo delle acque di pioggia) a servizio di 3.363.000 ettari di campagne coltivate, dove nasce l’86% del “made in Italy” agroalimentare.
“Inoltre – conclude Vincenzi – porteremo la nostra battaglia per lo sviluppo dell’irrigazione anche in sede comunitaria. Il prossimo 20 Marzo presenteremo, a Bruxelles, l’associazione Irrigants d’Europe, da noi voluta insieme alle omologhe realtà di Spagna, Portogallo e Francia; è un soggetto tecnico, con sede nella capitale del Belgio e di cui le strutture comunitarie potranno avvalersi nel momento di assumere in materia idrica, scelte, regolamenti, direttive, nonché approvare provvedimenti sul risparmio, sul riutilizzo, sull’uso plurimo delle acque, incidendo profondamente sulla qualità dei territori e sullo sviluppo dell’economia agricola. I Consorzi di bonifica – conclude il Presidente di ANBI – ci sono e sono pronti a fare la loro parte accanto alle Istituzioni ed agli agricoltori.”