Ipertensione arteriosa: cause, sintomi e valori fuori norma

MeteoWeb

L’ipertensione arteriosa è una patologia che comporta l’innalzamento dei valori diastolico (minimo) e sistolico (massimo) della tensione sanguigna oltre ai limiti fisiologici e che quasi in tutti i soggetti assume andamenti cronici. Lo sviluppo della patologia, soprattutto sopra i 50 anni di età, non comporta alcun sintomo e agisce nell’ombra, degenerando in complicanze severe, talvolta dall’esito mortale.
La cura per riportare nella norma i livelli pressori alterati, si basa sul ridotto contenuto di sale, sull’attività fisica, su una dieta sana ed equilibrata, su una terapia farmacologica appropriata (se i rimedi precedenti non sono sufficienti) e curare in modo specifico la causa (se ce n’è una) dell’innalzamento patologico della pressione arteriosa. Tra i vari principi attivi di indicazione contro l’ipertensione spicca un calcio-antagonista: amlodipina. Due sono i dosaggi con cui è preperibile, 5 e 10 milligrammi; sotto forma di compressa, in genere divisibile per poter accontentare anche eventuali aggiustamenti terapeutici. E’ stato più volte dimostrato che l’amlodipina risponde ad ottime soglie di tollerabilità, utilizzata dalla maggior parte dei soggetti ipertesi presa sia da sola che in associazione con altre classi di medicinali, tra cui diuretic, ACE inibitori, sartani e beta-bloccanti. Ovviamente la terapia più adatta deve essere sempre prescritta dal proprio medico di fiducia.

Bisogna fare attenzione sull’assunzione di questa compressa durante la terapia, perché particolari liquidi non devono entrare in sostituzione dell’acqua nella terapia a base di amlodipina. Uno di questi è ovviamente l’alcool, che potrebbe alterare la funzione del farmaco, l’altro invece è il succo di pompelmo, che porta la sostanza attiva a una maggior concertazione nel sangue circolante, incrementandone la potenza e riducendo il tono pressorio sotto la soglia prefissata; lo stesso vale per il frutto intero, da eliminare dalla tavola del paziente.

Nel gergo comune, l’ipertensione è quella condizione definita con il termine di pressione alta. Quindi, ipertensione, ipertensione arteriosa e pressione alta sono tre modi diversi per esprimere la stesso stato di alterazione della pressione arteriosa. In termini numerici, una persona soffre di ipertensione (cioè è ipertesa), quando:

  • La pressione arteriosa minima (o pressione diastolica) supera “costantemente” il valore di 90 mm/Hg e
  • La pressione arteriosa massima (o pressione sistolica) supera “costantemente” il valore di 140 mm/Hg.

In soggetti sani, la pressione arteriosa ottimale (sistolica/diastolica) è di 115/75 mm/Hg, chi soffre di pressione bassa avrà <90/60 mm/Hg. In genere nel corso della giornata la pressione arteriosa può subire delle variazioni transitorie, legate per esempio all’ora del giorno, di solito dopo il risveglio dal sonno notturno la pressione è particolarmente bassa, per poi raggiunge il suo apice a mezzogiorno; dopodiché, si abbassa (in genere a causa del pranzo) per poi risalire nuovamente e raggiungere valori discretamente elevati nel tardo pomeriggio. L’attività fisica incrementa la pressione arteriosa, che varia in relazione al tipo e all’intensità dell’esercizio fisico. Infine lo stato emotivo, l’ansia e lo stress possono aumentare la pressione arteriosa; di contro, il rilassamento e i momenti di relax hanno l’effetto opposto, cioè comportano una riduzione temporanea della pressione arteriosa.

Condividi