Al momento non ci sono cure per l’Alzheimer e si è spesso sostenuto che i progressi nella ricerca di farmaci siano ostacolati dal fatto che la malattia può essere diagnosticata solo quando è troppo tardi per un intervento efficace. Si ritiene che l’Alzheimer abbia inizio molto prima che i pazienti mostrino i tipici sintomi, come la perdita di memoria.
Ora gli scienziati hanno sviluppato un test del sangue per la malattia, scoprendo che può individuare i primi indicatori della malattia molto prima che i sintomi compaiano nei pazienti. Questo test offrirebbe, quindi, l’opportunità di identificare le persone a rischio, aprendo le porte per la scoperta di nuovi farmaci.
Uno dei tratti tipici dell’Alzheimer è l’accumulo di placche beta-amiloidi nel cervello. Il test del sangue, sviluppato da Klaus Gerwert e dal suo team presso la Ruhr University Bochum, in Germania, misura le quantità di beta-amiloidi sane e di una forma patologica nel sangue. La forma patologica, nota per avviare la formazione delle placche tossiche nel cervello, è una versione mal ripiegata della molecola. Le molecole beta-amiloidi tossiche iniziano ad accumularsi nel corpo dei pazienti 15-20 anni prima dell’insorgenza della malattia.
Nel loro studio, Gerwert e colleghi di Germania e Svezia hanno dimostrato che il loro test è in grado di rilevare le indicazioni delle beta-amiloidi patologiche nelle primissime fasi della malattia. Non solo: il test è riuscito anche a individuare i segni della malattia, in media, 8 anni prima della diagnosi in persone senza sintomi clinici, con una precisione complessiva dell’86%.
Gli strumenti diagnostici attualmente disponibili per l’Alzheimer coinvolgono costose TAC al cervello o analizzano campioni di liquido cerebrospinale estratti attraverso puntura lombare. I ricercatori suggeriscono che il loro test del sangue è un’opzione semplice ed economica per preselezionare le persone dalla popolazione generale per ulteriori test con questi metodi più invasivi e costosi.
Il test sarà esteso alla malattia di Parkinson, misurando un altro biomarcatore, l’alfa-sinucleina, al posto delle beta-amiloidi.