Giornata Mondiale della Salute, Fondazione Barilla: “La salute parte dalla tavola. Nel bacino del Mediterraneo si vive più a lungo”

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Nel bacino del Mediterraneo si vive a lungo (e in salute), ma sarà ancora così per molto? Secondo un recente studio inglese, che ha monitorato per 10 anni la salute di 5 mila persone, la Dieta Mediterranea sarebbe in grado di rallentare l’invecchiamento del DNA[1]. Inoltre, secondo numerosi studi, l’adozione di questa dieta ha contribuito, nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, a garantire ai suoi abitanti una vita sana e longeva (si stima che un’alta aderenza a questa dieta, rispetto a chi adotta altri modelli alimentari, possa tradursi in circa 4,5 anni[2] di aspettativa di vita in più). Solo il Giappone (con 84 anni di media) riesce a posizionarsi meglio di Francia (83), Italia (83) e Spagna (83) tra i Paesi che registrano “l’aspettativa di vita più alta” e, analogamente, sempre il Giappone (74,9 anni) – affiancato dalla Corea del Sud (73,2) – risulta essere l’unica realtà a fare meglio di Israele (72,8), Italia (72,8) e Francia (72,6) per “l’aspettativa di vita sana”, ossia vissuta senza disabilità dovute, ad esempio, a una malattia coronarica[3]. Eppure, anche nell’area del bacino Mediterraneo – come in altre parti del mondo – stiamo assistendo a una vera e propria “transizione nutrizionale” da una dieta tradizionale, caratterizzata da frutta e verdura, cereali integrali, legumi e olio extra vergine di oliva a una ricca di proteine animali, alimenti trasformati ricchi di zucchero, sale, grassi e alimenti a basso contenuto di fibre. Principale conseguenza di questa transizione è l’aumento dei livelli di persone in sovrappeso o obese, importante fattore di rischio per problemi di salute come diabete, malattie cardiovascolari e cancro. Alcuni esempi? In Grecia più del 60% della popolazione è sovrappeso, mentre in Spagna e Israele si registra un’alta prevalenza di sovrappeso non solo negli adulti, ma anche nei bambini (34,1% e 35% rispettivamente nella fascia 5-19 anni). Anche in Italia la situazione non sembra migliore, con ben il 36,8% dei ragazzi tra i 5 e i 19 anni in sovrappeso. Una situazione, come spiega la Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) che ha raccolto i dati in occasione della Giornata Mondiale della Salute del 7 aprile, che rischiano di allontanarci dagli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030 dell’ONU.

Credit: Silvia Landi

“Il mondo affronta una grave emergenza nutrizionale, ma gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (in particolare la “lotta alla fame” e “assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età”) offrono un’opportunità senza precedenti per cambiare le cose”, spiega Gabriele Riccardi, Professore di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Università di Napoli “Federico II” e Membro dell’Advisory Board di BCFN. “Ancora oggi, per ogni persona malnutrita nel mondo ce ne sono due in sovrappeso o obese. Parliamo di persone che hanno maggiore probabilità di ammalarsi degli altri, perché molte malattie possono essere influenzate dai modelli alimentari che adottiamo: diabete (con un nuovo caso ogni 5 secondi), patologie cardiache (che rimangono la prima causa di morte al mondo con 20 milioni di decessi nel 2015) e altre patologie croniche inclusi i tumori (che determinano il 60% dei decessi a livello globale), solo per citarne alcune. Eppure, se partissimo dalla tavola, adottando diete sostenibili come quella Mediterranea—che si basa prevalentemente su alimenti vegetali e fa un uso contenuto di prodotti di origine animale– potremmo fare un passo importante nella lotta a queste malattie e dare un piccolo contributo per debellare la malnutrizione nei Paesi in via di sviluppo: mangiare meglio, mangiare tutti”.

OBESITA’: UN PARADOSSO ALIMENTARE, MA ANCHE UN PERICOLOSO FATTORE DI RISCHIO PER LA NOSTRA VITA

Del resto, che l’obesità sia un “killer” nascosto lo conferma ampiamente tutta la comunità scientifica. Dietro ad esso possono nascondersi alcune malattie e patologie in grado di compromettere le nostre vite. E’ il caso del diabete, che tra gli over 18 è aumentato nel mondo dal 4,7% di casi del 1980 all’8,5% del 2014. Il diabete resta una delle principali cause di cecità, insufficienza renale, infarto, ictus e amputazione degli arti inferiori, che solo nel 2015 ha causato circa 1,6 milioni di morti. Una dieta sana, un’attività fisica regolare, il mantenimento di un peso corporeo normale e la rinuncia al fumo sono modi per prevenire o ritardare l’insorgenza del diabete di tipo 2[4]. Il cancro, una delle principali cause di mortalità nel mondo, con circa 14 milioni di nuovi casi nel 2012, ha tra le 5 principali cause i rischi comportamentali e dietetici (le principali cause sono un alto indice di massa corporea, un basso consumo di frutta e verdura, una mancanza di attività fisica, il consumo di tabacco e consumo di alcol)[5]. Così come le malattie cardiovascolari, che sono la principale causa di morte a livello globale (si stima che 17,7 milioni di persone siano morte a causa di malattie cardiovascolari nel 2015, pari al 31% di tutti i decessi a livello mondiale), possono essere prevenute affrontando fattori di rischio comportamentali come l’uso di tabacco, una dieta non sana e l’obesità, l’inattività fisica e l’uso dannoso dell’alcool utilizzando strategie a livello di popolazione[6].

FSI, ARABIA SAUDITA, NIGERIA E INDIA DOVRANNO AFFRONTARE LE PRINCIPALI SFIDE NUTRIZIONALI DEL PIANETA

Credit: Silvia Landi

Insomma, è dalla tavola e dai nostri modelli alimentari che parte la lotta per la nostra salute. Quando parliamo di sfide nutrizionali, quali sono i Paesi chiamati ai maggiori sforzi? L’Arabia Saudita, che deve fronteggiare l’elevata prevalenza del sovrappeso che coinvolge il 69,7% della popolazione; la Nigeria, che ha un’aspettativa di vita (53 anni) e un’aspettativa di vita in buona salute (quasi 48 anni) estremamente basse; e l’India, che manifesta un’alta prevalenza di malnutrizione e sottonutrizione (il 29,4% dei bambini sotto i 5 anni è sottopeso).

Tra i Paesi che raggiungono i migliori risultati, invece, troviamo il Giappone, con la più alta aspettativa di vita (84 anni) e la terza più bassa presenza di sovrappeso negli adulti (27,2%); la Corea del Sud, tra le realtà con la più bassa prevalenza di carenza di micronutrienti (calcolata come carenza di vitamina A e iodio) e l’Ungheria in cui più dell’85% della popolazione svolge l’attività fisica raccomandata a settimana.

ITALIA: ALLERTA SOVRAPPESO E OBESITA’ PER GLI UNDER 19 (OLTRE 1 SU 3 NE E’ AFFETTO)

E l’Italia? Pur essendo uno dei Paesi più conosciuti per la Dieta Mediterranea, il nostro Paese è tra quelli analizzati dal FSI a registrare i “valori relativi ai modelli alimentari” tra i più bassi. Lo zucchero, nella nostra dieta, rappresenta il 7,6% dell’apporto calorico totale giornaliero, mentre con 4,4g di sodio al giorno, superiamo quasi del doppio il consumo massimo raccomandato di 2,4 g/giorno. Ma l’Italia appare anche uno dei Paesi dove minore è il tempo dedicato all’attività fisica (solo il 36% della popolazione raggiunge i livelli di attività fisica raccomandati), con evidenze sia nei bambini che negli adulti. Oltre al 36,8% dei bambini e degli adolescenti di età compresa tra 5 e 19 anni è sovrappeso, mentre tra gli adulti il dato sale a oltre il 58% del totale. Questa situazione appare in parte come una conseguenza dell’assenza dell’educazione alimentare dai programmi nazionali obbligatori per le scuole primarie e secondarie. La nota molto positiva, però, è che il governo italiano sta già intervenendo con iniziative come “Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari”, un programma del Ministero della Salute che promuove l’assunzione di frutta e verdura, la riduzione dell’uso di sale, zuccheri e grassi negli alimenti, oltre alla riduzione dell’assunzione di alcol.

LA DOPPIA PIRAMIDE ALIMENTARE AMBIENTALE COME STRUMENTO DI EDUCAZIONE PER TUTTI

Le nostre scelte alimentari hanno un impatto sulla salute, ma al tempo stesso sull’ambiente, visto che ben il 24%[7] delle emissioni di gas serra globali sono causate dalla produzione di cibo (più dell’industria e dei trasporti). BCFN, per sensibilizzare le persone sulla dieta Mediterranea come regime alimentare che fa bene a noi e al Pianeta, ha proposto la “Doppia Piramide Alimentare Ambientale”. In questo modello grafico, alla classica piramide alimentare (i cui principi coincidono con quelli della Dieta Mediterranea) si affianca una nuova piramide (capovolta) “ambientale” nella quale gli alimenti vengono classificati in base alla loro impronta ecologica, ossia l’impatto che la loro produzione può avere sull’ambiente. Oggi, la Doppia Piramide è diventata un utile strumento di comunicazione delle diete sostenibili, che ci ricorda l’importanza delle nostre scelte alimentari, perché permette di visualizzare come gli alimenti a minore impatto ambientale siano gli stessi per i quali i nutrizionisti consigliano un consumo maggiore, mentre quelli con un’impronta ambientale più alta sono quelli che andrebbero consumati con moderazione.

[1] http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/medicina/2018/03/28/la-dieta-mediterranea-puo-rallentare-linvecchiamento-del-dna_95c0e171-a1cd-4adc-a92d-44c1f7cdcde9.html

[2] Cros-Bou, M., Fung, T.M., Prescott, J., Julin, B., Du, Mengmeng, Sun, Q., Rexrode, K.M., Hu, F.B., De Vivo, I. Mediterranean diet and telomere length in Nurses’ Health Study: population based cohort study, BMJ 349: g6674, 2014.

[3] Il Food Sustainability Index e l’indice sviluppato dalla Fondazione Barilla center for Food & Nutrition (BCFN) in collaborazione con l’Economist Intelligence Unit che analizza la sostenibilità del sistema alimentare di 34 Paesi rappresentanti l’87% del PIL globale e 2/3 della popolazione mondiale

[4] http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs312/en/

[5]   http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs317/en/

[6]   http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs317/en/

[7] Elaborazione BCFN su Tukker A., B. Jansen, “Environmental Impacts of Products”, Journal of Industrial Ecology, 10, 3, 2006.

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