Nel momento in cui i Paesi dell’Unione Europea stanno lavorando per finalizzare un accordo su una serie di politiche energetiche e climatiche per il prossimo decennio, arrivano notizie incoraggianti dal Portogallo. Secondo un’analisi condotta da due ONG locali, Zero e APREN, la produzione di energia rinnovabile nel marzo 2018 ha superato la domanda di elettricità, rappresentando il 103,6% del consumo mensile di elettricità del Portogallo continentale, un valore mai raggiunto negli ultimi 40 anni.
Le poche ore in cui si è fatto ricorso alle centrali termoelettriche fossili e/o alle importazioni sono state totalmente compensate da periodi di maggiore produzione di energia rinnovabile. Nel periodo dell’analisi, l’elettricità da fonti rinnovabili ha soddisfatto un minimo dell’86% della domanda di elettricità il 7 marzo e un massimo del 143% l’11 marzo.
Nel marzo 2018, le principali fonti di energia rinnovabile sono state idroelettriche ed eoliche, che hanno rappresentato rispettivamente il 55% e il 42% del consumo mensile. Fornire energia al Portogallo dalle rinnovabili per tutto il mese di marzo ha anche ridotto le emissioni di CO? di 1,8 milioni di tonnellate.
I risultati di marzo sono un esempio di quello che succederà più frequentemente in un prossimo futuro. Si prevede che entro il 2040 la produzione di elettricità rinnovabile sarà in grado di garantire il consumo di totale annuo di elettricità del Portogallo continentale.
Anche l’Italia punta sempre più alle fonti rinnovabili, come emerge dall’ultimo Rapporto delle Attività del Gestore dei Servizi Energetici (GSE), secondo cui l’Italia è il terzo Paese in Europa per consumi energetici alimentati da fonti rinnovabili e rappresenta circa l’11% di tutta l’energia da fonte rinnovabile consumata nell’Unione Europea. Lo scorso anno l’energia prodotta in Italia, tra gli altri, attraverso impianti fotovoltaici ed eolici, ha coperto quasi un quinto di tutti i consumi.
Tuttavia, secondo la responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, Mariagrazia Midulla, si può fare molto di più per contribuire alle rinnovabili, al livello di politiche ed investimenti: “Dall’Italia salutiamo con gioia la ‘nuova normalità’ che sta nascendo in Portogallo. Il record della produzione di rinnovabili che si è registrato per un intero mese nel marzo appena passato, infatti, fa seguito a periodi record più brevi negli anni scorsi, con l’ondeggiamento tipico del cambiamento strutturale che man mano si afferma. Ovviamente i cambiamenti non avvengono a caso, ma sono frutto della capacità corale di una classe dirigente (non solo politica); serve anche adeguata capacità strategica e di programmazione, la decisione di integrare le politiche climatiche con quelle industriali ed economiche, incluse quelle relative alla sicurezza e all’indipendenza energetica”.
“L’Italia avrebbe tutte le potenzialità per non essere da meno, purtroppo però le politiche ambientali e climatiche non sono ancora sufficientemente integrate con quelle economiche e di sviluppo: quindi, mentre l’Italia condivide con il Portogallo l’obiettivo di uscire dal carbone entro il 2025, nella penisola il contributo delle energie rinnovabili al mix energetico langue, come pure gli investimenti. La Strategia Energetica Nazionale varata dal governo dimessosi dopo le elezioni attende di essere attuata, e con essa la decisione di chiudere le centrali a carbone entro il 2025; ci auguriamo che il futuro Governo, insieme agli attori non statali, diano maggiore impulso alla transizione verso le energie rinnovabili, non investendo in nuove infrastrutture per il gas che finirebbero per rallentare la trasformazione. Uno dei sintomi tipici di questa capacità di puntare davvero all’obiettivo dichiarato è quello di caldeggiare target più ambiziosi a livello europeo: ci auguriamo che, con coerenza, Portogallo e Italia promuovano la transizione energetica e la strumentazione necessaria, nella UE e a casa loro”.