Si avvicina il momento di prenotare le vacanze estive e molti saranno i turisti che visiteranno le nostre coste, magari godendosi alcune tra le migliori spiagge del Mediterraneo.
C’è però una nota dolente che va rimarcata e che sicuramente non va a vantaggio delle generazioni future: stando al ritmo con cui estraiamo sabbia marina, corriamo il serio rischio che le spiagge si estinguano entro questo secolo. La destinazione principale di queste ingenti estrazioni è il settore delle costruzioni, sempre più impegnato a rispondere a richieste abitative e alle domande di un sempre crescente mercato immobiliare.
Il pericolo di una rapida sparizione delle spiagge non è assolutamente fantascienza. Questo perché ci sono ben due fattori che, combinati, stanno portando ad un’emergenza di cui, spesso, non si conosce nemmeno l’esistenza: l’impossibilità di utilizzare sabbia del deserto a scopo edile e la continua urbanizzazione/crescita demografica.
Anche se nell’opinione pubblica la sabbia sembra essere una risorsa inestinguibile, questa impiega fino a 1000 anni per arrivare sulle coste, portata dai monti tramite corsi fluviali e spesso ostacolata da barriere artificiali (ad esempio dighe).
A peggiorare la situazione c’è il mercato nero, che tra criminalità organizzata, sfruttamento di popolazioni locali e traffici illeciti gestisce un volume di affari sempre più preoccupante.
Al momento non c’è uno standard alternativo all’impiego di sabbia marina, ma ci sono diversi progetti in corso che prendono in esame soluzioni quali vetro, argilla e calcestruzzo riciclato (solo per elencarne alcune).
È importante che si prenda coscienza del problema e non si diano per scontate le nostre spiagge, un bene che dobbiamo preservare anche per le generazioni future.
Per ulteriori dati e fonti consultare il sito Trademachines.