In Repubblica Democratica del Congo “la situazione è cambiata, ed è diventata più grave e allarmante, dato che la malattia ha raggiunto un’area urbana. Stiamo lavorando a stretto contatto con il ministero della Salute e le altre organizzazioni sul campo per implementare una risposta coordinata, coerente e rapida per arrestare la diffusione dell’Ebola“: lo dichiara Roberta Petrucci, membro di una delle squadre di emergenza di Medici senza frontiere (Msf) in azione nel Paese. Msf spiega in una nota che sta intensificando la sua risposta nelle aree colpite, cioè Mbandaka e Bikoro, e che 26 tonnellate di rifornimenti sono già in viaggio. “L’epidemia di Ebola continua nella Provincia dell’Equatore della Repubblica Democratica del Congo, con un altro caso confermato in laboratorio a Mbandaka, città portuale molto affollata, che conta una popolazione di più di un milione di abitanti, situata sul fiume Congo. Questo nuovo caso è collegato all’epicentro dell’epidemia, a est del Lago Tumba, e si somma ai 42 casi in totale, contati nella regione, di persone che hanno presentato i sintomi della febbre emorragica: due di questi sono stati confermati come casi di Ebola, 20 sono stati classificati come probabili e altri 20 sospetti (con 23 decessi finora)“. “A oggi, 514 persone, che potrebbero essere entrate in contatto con soggetti infetti, sono state allertate dalle autorità sanitarie nazionali, e sono in fase di osservazione“. “Questa è la nona epidemia di Ebola in Congo negli ultimi 40 anni. Finora, sono tutte scoppiate in aree remote e isolate, com’è stato per l’ultimo caso dello scorso anno a Likati, quando l’epidemia non si è diffusa“, spiega la dottoressa Roberta Petrucci. “Con i nuovi casi confermati a Mbandaka, la situazione è cambiata, ed è diventata più grave e allarmante, dato che la malattia ha raggiunto un’area urbana. È fondamentale monitorare il caso sospetto per avere una visione più chiara dei suoi spostamenti fino alla città“.