Una monoposto elettrica all’anno. E’ quanto progettano e realizzano al Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova 60 studenti e i loro docenti. Lo hanno ricordato ieri in una conferenza sui motori elettrici svoltasi alla Fiera Campionaria di Padova nell’ambito del 2° Electric Mobility Show il direttore Massimo Guglielmi e 4 professori.
L’incontro guidato dal giornalista Dario Bolognesi, ideatore dell’esposizione di auto, moto, scooter e bici elettriche (tutti testabili gratuitamente ogni giorno nell’apposito circuito in Campionaria fino a domenica 20 maggio) ha messo in luce gli enormi progressi fatti nel settore, che nel Dipartimento Ingegneria Industriale ha il cuore della ricerca: “Siamo il più grande dipartimento dell’Ateneo padovano – ha riassunto Guglielmi – con 563 studenti e 187 tra docenti, ricercatori e staff, impegnati in 100 laboratori delle diverse branche qui riunite nel 2012”.
Il progetto Formula SAE a cui l’Ateneo padovano partecipa dal 2006 prevede la competizione tra 600 Università per realizzare auto da pista altamente performanti, ha spiegato il prof. Giovanni Meneghetti, che poi vengono pilotate in circuito: “Nel 2016 abbiamo iniziato con una monoposto di 199 kg (50 solo per la batteria) dotata di 4 motori, uno dentro ciascuna ruota per offrire elevate prestazioni al punto che abbiamo vinto nel 2017 la prova statica come miglior progetto”. Ogni anno questi veicoli elettrici vengono testati nel circuito di Varano de Melegari (Parma) e in quello di Hockenheim in Germania. “Il nostro nuovo tredicesimo modello MG.13.18 che quest’estate sarà provato in pista, lo porteremo alla prossima Campionaria di Padova”. Tra i migliori piazzamenti della compagine padovana ci sono stati quelli del 2013 dove il Dipartimento è arrivato primo nella prova di accelerazione a Silverstone e nel 2016 quando ha vinto per design e Skid Pad.
Nello spazio dedicato ai progetti di Ingegneria Industriale di Padova in galleria 7/8 della Fiera Campionaria si può vedere il motore dell’Aprilia RS4 125 cc. trasformato in ibrido dall’equipe del prof. Silverio Bolognani, ma anche i motori elettrici per natanti: dal catamarano elettrico ai mega motori per lo yacht precedentemente appartenuto al maresciallo Tito. “Oggi siamo alla generazione di motori elettrici 4.0 – ha spiegato Bolognani – Siamo partiti negli anni della crisi petrolifera, poi abbiamo sviluppato l’elettronica di potenza con l’applicazione degli inverter e quella di controllo, infine i materiali e le batterie”. Gli inverter danno una frequenza diversa al motore permettendone sia il collegamento alla rete elettrica sia il necessario aumento di velocità, ha spiegato il prof. Manuele Bertoluzzo, mentre le batteria che da 150 anni sono al piombo (ricaricabili, ma poco durature e poco “spinte”) negli ultimi 30 anni – ha detto il prof. Massimo Guarnieri – hanno aumentato le performances grazie alla scoperta di nuovi composti chimici (Cadmio, Nichel, Litio). “Ne esistono diversi tipi al Litio, anche dalle eccezionali prestazioni come quelle usate dalla Tesla; alcune sono realizzate con reagenti fluidi tali da superare i problemi di autonomia. Esiste anche la batteria a idrogeno e ossigeno detta Cella combustibile: molto promettente, capace di ricaricarsi in pochi minuti consentendo 700 km di autonomia”.
La corsa all’auto elettrica ormai avviata, tanto che le migliori performances su terra e in acqua vengono da motori elettrici, non sarebbe possibile senza la ricerca universitaria, ha sostenuto l’ex sindaco di Padova e professore di Ingegneria Arturo Lorenzoni: “Dobbiamo perseguire la sostenibilità come avviene nella città di Oxford dove sono stato recentemente per sancire il gemellaggio con Padova: lì nel 2020 gireranno solo veicoli elettrici. L’amministrazione pubblica ha tuttavia il dovere di dosare l’adozione di queste nuove tecnologie per non caricare i cittadini di oneri eccessivi”.