Emilia-Romagna: a 6 anni dal sisma il 90% degli sfollati è tornato a casa

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Occupati in crescita (dai 419.900 nel giugno 2012 ai 423.769 del giugno 2017: quasi 3.900 addetti in più), incremento dell’exportdi 3 miliardi, sempre dal 2012, e un valore aggiunto del sistema produttivo, cioè il Pil calcolato in valore di beni e servizi riferiti alle aziende (differenza tra costi e ricavi) che registra un andamento migliore rispetto al dato regionale: +2,1% contro +1,8% tra il 2016 e il 2017.

Non si è mai fermata l’Emilia colpita dal sisma del 2012, con le due terribili scosse del 20 e 29 maggio che causarono 28 morti e 300 feriti, 45mila persone sfollate e danni per 13,2 miliardi di euro, investendo i territori delle province di ModenaFerraraBologna e Reggio Emilia, 55 Comuni più i 4 capoluogo.

Ma sei anni dopo i numeri dicono che l’area del cratere – dove si produce circa il 2,5% del valore aggiunto nazionale e 27% di quello regionale – corre più veloce di prima, con fabbriche, capannoni e strutture nuove, più sicure ed efficienti. In una ricostruzione che ha visto tutti i progetti relativi alle imprese ottenere il decreto di concessione da parte del Commissario delegato dal Governo, il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, per un totale di 1,9 miliardi di euro di contributi, di cui 1,1 miliardi liquidati. A oggi, finanziamenti sono andati a oltre 10 mila attività economiche, di cui 7 mila commerciali – negozi, uffici, botteghe artigiane, depositi all’interno dei centri urbani – e oltre 3 mila strutture produttive (industriali, artigianali, agricole, commerciali e di servizi).

Sono oltre 14.800 le famiglie rientrate nelle proprie abitazioni, il 90% delle 16.500 costrette a uscire nel 2012 dopo le scosse. Più di 700 lo hanno fatto nell’ultimo anno. Gli altri nuclei famigliari sono tutti inseriti nel percorso di rientro nelle loro case, sostenuti dalla struttura commissariale con contributi per l’affitto.

Sono quasi 14mila le abitazioni rese di nuovo agibili (+1.600 nell’ultimo anno), quasi 4.400 le attività economiche e commerciali (+862, dai negozi alle botteghe artigiane), per oltre 6.100 cantieri completati. Complessivamente, la ricostruzione privataper abitazioni e attività economiche ha visto contributi concessi per oltre 4,3 miliardi di euro, cresciuti solo nell’ultimo anno di 400 milioni, di cui 2,8 miliardi già liquidati a cittadini e imprese. A tali risorse si aggiungono poi quasi 1 miliardo e 300 milioni stanziati per la ricostruzione pubblica (ripristino dei beni culturali, storici e architettonici e opere pubbliche).

Nell’ultima seduta, la Giunta regionale ha ripartito ulteriori 168 milioni di euro, dei 320 milioni assegnati all’Emilia-Romagna dal Governo con la Legge di bilancio 2018, per completare la ricostruzione delle opere pubbliche e dei beni storici artistici. Queste risorse esauriranno le necessità finanziarie per gli interventi programmati dai Comuni (101 milioni assegnati), in gran parte per quelli delle Diocesi dell’Emilia (57,8 milioni) e per il Policlinico universitario di Modena (9 milioni). Entro il mese di settembre di quest’anno si procederà alla ricognizione delle effettive esigenze residue per la predisposizione del Piano 2019 (il dettaglio degli interventi e del riparto dei fondi nel comunicato dedicato).

L’investimento per la ricostruzione dei centri storici, tra opere pubbliche e interventi privati, a oggi ammonta a quasi un miliardo di euro per circa 2.600 interventifinanziati, di cui il 60% conclusi o in cantiere. in attesa della conclusione dei lavori di ricostruzione di immobili completamente distrutti.

È questa, in sintesi, la fotografia della ricostruzione in Emilia a 6 anni dal terremoto. Un lavoro fatto che porta il presidente Bonaccini “a ringraziare in primo luogo le persone che vivono nel cratere, in assoluto i protagonisti di questi anni: lavoratori, imprenditori piccoli e grandi, artigiani, commercianti, e davvero tutti i cittadini. Uomini, donne e giovani di grande volontà e tenacia, a cui le istituzioni, i sindaci e gli amministratori locali hanno guardato e guardano per una collaborazione e un’azione comune che si sta dimostrando efficace. Davvero una dimostrazione di grande forza che viene dalla nostra terra e da tutta l’Emilia-Romagna, con un pensiero rivolto a chi ha perso la vita, è rimasto ferito e ai loro famigliari”.

L’economia dell’area del cratere – prosegue-, in cui si produceva una quota consistente della ricchezza del Paese, dopo soli sei anni cresce a ritmi superiori rispetto a prima del sisma e della stessa economia regionale, evidenziando un tessuto produttivo sano, più sicuro e ancora più competitivo. E non dimentichiamo che gli stabilimenti erano crollati, gli impianti erano fermi”. “Oltre il 60 per cento dei lavori per la ricostruzione nei centri storici– sottolinea Bonacciniè finito o si sta concludendo. A ciò va aggiunta la qualità degli interventi dove si è puntato non solo al ripristino del patrimonio urbano, ma anche a un’azione di rivitalizzazione urbana. C’è ancora da fare, il lavoro non è certo finito e l’impegno della Regione non si ferma. Fino all’ultima famiglia deve rientrare nella propria casa, ogni stabile, bene pubblico e artistico deve essere ricostruito così com’era e il sistema produttivo di questa zona deve essere ancora sostenuto e rafforzato, in particolare con azioni che guardino alla capacità innovativa e di ricerca e alla valorizzazione della straordinaria vocazione produttiva di questi territori. Ma insieme, così come abbiamo fatto finora– chiude il presidente della Regione- riusciremo a completare una ricostruzione efficace e nel pieno rispetto della legalità”.

Nell’ultimo anno, è stata autorizzata dal Governo la proroga dello stato di emergenza fino al 31 dicembre 2020, che permetterà al Commissario Bonaccini e agli Enti locali di continuare a operare in regime straordinario, quindi in maniera più celere e semplificata. A questo si aggiunge la prosecuzione dell’esenzione Imu per gli immobili inagibili e la sospensione delle rate dei mutui per gli Enti locali. Inoltre, sarà operativo a partire dal 2 gennaio 2019 il dimezzamento del numero dei Comuni all’interno del cratere, in quanto hanno terminato l’attività ricostruttiva.

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