Frana Gallivaggio, Medesimo e Campodolcino ancora isolati: allarme cibo e medicine per 1.500 persone. Inaccessibili anche 60 alpeggi e 18 caseifici

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Resta ancora chiusa la strada statale 36 dello Spluga e quindi sono isolati i 1500 abitanti dei centri turistici di Medesimo e Campodolcino, dopo la frana che si e’ staccata ieri nel territorio comunale di San Giacomo Filippo (Sondrio). L’80% della montagna a rischio crollo si e’ riversato ieri pomeriggio sul fondovalle, come atteso da Arpa Lombardia che monitora la zona e il maxi-dissesto dal 2017. Nessuna vittima e la gigantesca frana di poco meno di 5mila metri cubi ha risparmiato anche il sottostante santuario di Gallivaggio. Rimangono i problemi per gli abitanti delle due località turistiche isolate, e c’e’ già chi teme problemi di approvvigionamento di generi alimentari e medicinali, già ieri trasportati nei paesi con l’elicottero.

Il Dipartimento della Protezione Civile sta seguendo con attenzione l’evolversi della situazione e, in continuo contatto con la Regione Lombardia e la Prefettura di Sondrio, ha provveduto all’attivazione del Comando operativo di vertice interforze della Difesa per garantire la massima assistenza alla popolazione interessata. Il Dipartimento, inoltre, è in attesa degli elementi da parte della Regione Lombardia per poter eventualmente procedere alla dichiarazione dello stato d’emergenza, finalizzata alla realizzazione di una viabilità temporanea e alternativa che ponga rimedio all’isolamento dei comuni di Madesimo e di Campodolcino.

Almeno 60 alpeggi, di cui 18 con caseifici, per un totale di oltre tremila ettari di pascoli sono inaccessibili agli agricoltori e ai loro animali con greggi di pecore e capre rimasti isolati. E’ quanto emerge da un monitoraggio sugli effetti della frana di Gallivaggio in Valtellina effettuato dalla Coldiretti che ha mobilitato i propri tecnici sul territorio per monitorare la situazione e trovare una rapida soluzione in vista dell’avvicinarsi della stagione estiva e della transumanza. Negli alpeggi interessati – sottolinea la Coldiretti – si trovano già un migliaio di pecore e capre ma è necessario riaprire le vie di accesso per consentire la transumanza anche di mucche e vitelli che popolano queste zone durante l’estate. Bisogna fare in fretta – conclude la Coldiretti – per mettere in sicurezza il territorio e per garantire l’insostituibile attività di allevamento in montagna riaprendo i collegamenti e trovando soluzioni alternative sostenibili.

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