Nelle recenti settimane, caratterizzate dall’eruzione del vulcano Kilauea, dozzine di edifici nelle Hawaii sono state distrutte dalla lava, la popolazione ha dovuto abbandonare le proprie case, e le esalazioni hanno portato le autorità a distribuire mascherine per proteggersi dalle particelle dannose.
Il flusso di lava negli ultimi giorni è particolarmente intenso, e si teme che altre case possano bruciare e che debbano essere ordinate nuove evacuazioni.
Gli scienziati non riescono ancora a stabilire se la lava, che fuoriesce da almeno una dozzina di fessure, continuerà ad avanzare o potrebbe fermarsi. “Non c’è un modo per stabilire se questo sia l’inizio o la fine dell’eruzione,” ha spiegato Tom Shea, vulcanologo dell’Università delle Hawaii.
In aggiunta alla ricaduta di ceneri dalle esplosioni e la minaccia della lava che attraversa le principali vie di comunicazione, le autorità hanno avvertito che sussiste un ulteriore rischio, in considerazione del fatto che il flusso di lava si dirige verso sudest, verso l’oceano: quando la lava entra a contatto con l’acqua del mare, viene prodotto, oltre al vapore, anche acido cloridrico.
Inoltre si è rilevato che il flusso è diventato più veloce a seguito della commistione tra magma “nuovo” e quello risalente al 1955: ciò determina, secondo gli esperti, un flusso più caldo e più fluido.
Nelle scorse ore, 2 fessure su 22 si sono unite, creando un flusso di magna che avanza a 274 metri l’ora: l’USGS ha rilevato che la lava si dirige in direzione sudest, verso l’oceano.
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