Aria di tagli sulla Stazione spaziale internazionale. Almeno per quanto riguarda la Nasa: l’agenzia statunitense sta infatti valutando la possibilità di ridurre i suoi posti sulla casa spaziale, per far fronte all’accumulo di ritardo dei voli commerciali. A circa un mese dalla trattativa avviata con Roscosmos sull’eventuale prolungamento della presenza americana sulla Iss, ecco che la Nasa esplora una strategia complementare: una sorta di ‘regime ridotto’, in attesa di rendersi completamente autonoma dall’agenzia russa.
Il momento è particolarmente delicato – spiega Global Science – considerato che nella primavera del 2019 terminerà il contratto con Roscosmos per i posti sulla Soyuz, e gli Stati Uniti potrebbero trovarsi senza accesso umano alla casa spaziale. Un rischio che da gennaio di quest’anno appare sempre più concreto, dopo gli ulteriori slittamenti nella tabella di marcia di Boeing e SpaceX. Le aziende fondate da William Boeing ed Elon Musk erano infatti state designate come le responsabili per la costruzione dei futuri taxi da e per la stazione spaziale nell’ambito del Commercial Crew Program. I piani presentati a Houston dalle due compagnie prevedevano una serie di test progressivi sulle navicelle in via di sviluppo, crew Dragon per SpaceX e Cst-100 Starliner per Boeing, con l’obiettivo di mandare nello spazio i primi astronauti su un volo commerciale entro il 2018. I ritardi nella fase di test hanno reso questa possibilità sempre più remota, e ad oggi non ci sono gli elementi per garantire con certezza un volo con equipaggio neppure nel 2019.
Da qui il piano di emergenza della Nasa, che ha deciso di valutare una presenza ridotta sulla Iss per limitare i danni. Dure le parole di Thomas Stafford, portavoce della Iss Advisory Committee: “Per anni abbiamo visto un ritardo dopo l’altro rispetto allo sviluppo e ai voli di test delle navicelle commerciali. Crediamo quindi che l’attuale pianificazione sia ottimistica.” Il comitato valuterà nei prossimi mesi la reale fattibilità della proposta di tagli al numero di astronauti americani. Un elemento da tenere in forte considerazione è che la Nasa dovrebbe stringere nuovi accordi con l’agenzia spaziale russa, stavolta di tipo tecnico-scientifico: una delle possibilità menzionate da Stafford consiste infatti nel fornire ai cosmonauti russi un training sul segmento americano della Iss, il sistema Usos. Questo trasferimento di conoscenze permetterebbe di ridurre l’equipaggio statunitense ma mantenere comunque una presenza sulla Iss, nell’ipotesi che i voli commerciali non siano pronti entro la primavera del 2019.