Alla X edizione di Icar, in corso a Roma sino al 24 maggio, sono stati presentati i risultati del follow up ad un anno del primo trapianto di fegato da donatore con infezione da Hiv in ricevente con infezione da Hiv eseguito all’ospedale Niguarda di Milano. “L’implementazione dei farmaci anti HCV nel trattamento dei trapiantati ha incrementato la sopravvivenza dei soggetti con coinfezione Hiv Hcv bloccando la rapida progressione della recidiva di Hiv sul fegato trapiantato“, spiega in un comunicato Massimo Puoti, membro della Simit – Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali.
Nel corso del X congresso Icar vengono presentati i risultati del follow up ad un anno del trapianto eseguito all’Ospedale Niguarda di Milano dall’equipe della Chirirgia dei Trapianti, diretta dal professore Luciano De Carlis in collaborazione con l’equipe delle Malattie Infettive diretta da Puoti. “Il paziente ha ricevuto l’organo grazie ad una deroga del Nord Italian Transplant e del Centro Nazionale Trapianti al regolamento nazionale per la certificazioni degli organi trapiantati, che nel 2017 non contemplava la possibilità di utilizzare organi di donatori con infezione da Hiv”, sottolinea Puoti della Simit. “L’urgenza del trapianto era dettata dal fatto che il ricevente era affetto da una forma recidivante di cancro del fegato che complicava una cirrosi da virus B e delta, per il quale il trapianto rappresentava l’unica soluzione curativa – continua Puoti -. L’impiego di terapie antivirali e terapie immunosoppressive ha consentito un decorso regolare con un controllo del rigetto dell’infezione da Hiv ed una prevenzione dell’infezione da virus B e delta del paziente trapiantato”.
Il paziente attualmente conduce una vita normale e continua il follow up al centro di Niguarda.