Con i suoi fiumi di lava incandescente e le sue nubi di cenere, il vulcano Kilauea dalle Hawaii ha catturato l’attenzione del mondo. Ma quanto sono pericolosi i vulcani?
Ogni anno eruttano circa 60 vulcani. Alcuni ci colgono di sorpresa, altri un po’ meno. Il Kilauea, per esempio, è uno dei vulcani più attivi del mondo: la sua attuale eruzione è cominciata 35 anni, ma l’attività si è incrementata nelle ultime settimane. I suoi flussi di lava hanno raggiunto le zone residenziali, distruggendo almeno 75 abitazioni, ma fortunatamente è stato registrato un solo ferito grave, un uomo colpito ad una gamba dalla lava.
Questo dato sembrerebbe suggerire che i vulcani non siano così pericolosi, ma gran parte della popolazione mondiale vive vicino ad un vulcano attivo e molti di questi sono più letali del Kilauea. Dall’anno 1.500 ad oggi, circa 280.000 persone sono state uccise dai vulcani, 170.000 solo da 6 eruzioni. Circa 2.000 sono state uccise dal 2000 in poi.
La maggior parte di queste morti è stata causata da frane vulcaniche nelle Filippine, flussi piroclastici in Indonesia, flussi di lava nella Repubblica Democratica del Congo e proiettili vulcanici in Giappone. A Pozzuoli, lo scorso anno, padre, madre e figlio sono morti cadendo in un cratere della Solfatara.
Ad oggi, circa 800 milioni di persone vivono a meno di 100 km da un vulcano attivo, una distanza alla portata di pericoli vulcanici potenzialmente letali. Di questi, circa 200 milioni si trovano in Indonesia. Con la continua crescita della popolazione mondiale, è probabile che sempre più persone metteranno su casa in prossimità di uno dei 1.500 vulcani attivi nel mondo, dispersi in 81 Paesi. “Attivi” non significa che sono attualmente in eruzione, ma che lo sono stati da poco o che sono capaci di nuove eruzioni.
I pericoli dei vulcani
I vulcani creano diversi tipi di pericoli. Nel caso del Kilauea, il Servizio Geologico statunitense ha notato un notevole incremento dell’attività sismica alla fine di aprile, con la prima fessura apertasi all’inizio di maggio. Da allora, i flussi di lava hanno viaggiato per circa 5 km fino all’oceano, distruggendo le case e costringendo all’evacuazione di migliaia di persone.
Questo tipo di lava non uccide molte persone. Mentre brucia e ricopre tutto ciò che incontra nel suo percorso, la lava, che raggiunge temperature di circa 1.200°C, si muove abbastanza lentamente da permettere alle persone di fuggire. Il problema sorge quando le persone non scappano velocemente. Alle Hawaii, diverse persone sono state soccorse via elicottero poiché le strade erano ormai bloccate dalla lava.
La lava può causare esplosioni, incendiando le sacche di metanodalla vegetazione in fiamme. Quando raggiunge l’oceano, la lava forma nuova terra e pennacchi di vapore, acido cloridrico e minuscole particelle di vetro. Un altro pericolo è rappresentato dal diossido di zolfo, uno dei diversi gas rilasciati dai vulcani, anche quando non sono in eruzione. Tuttavia, la combinazione di gas e lava rappresenta meno del 2% delle morti collegate ai vulcani. La più grande perdita di vite umane a causa del gas vulcanico è avvenuta in Camerun nel 1986, quando oltre 1.500 persone sono state uccise dal diossido di carbonio del lago Nyos.
La stragrande maggioranza delle persone uccise dai vulcani è vittima di flussi piroclastici e lahar (colate di fango e detriti) responsabili di circa 120.000 morti negli ultimi 500 anni. Normalmente, queste morti sono associate ai vulcani conici che si trovano sui punti di convergenza delle placche tettoniche, come l’Anello di Fuoco, piuttosto che ai vulcani a scudo meno scoscesi, come il Kilauea.
I flussi piroclastici sono valanghe rapidissime di roccia, cenere e gas, che possono raggiungere i 700°C. Distruggono qualsiasi cosa toccano e la morte è quasi certa per chiunque si trovi sul loro percorso. Sono stati i flussi piroclastici a distruggere la città di Pompei nel 79 d.C. e ha spezzare quasi 30.000 vite sull’isola caraibica della Martinica nel 1902.
I lahar possono contenere rocce, alberi e persino case. Si formano quando pioggia, neve o ghiaccio fuso e depositi di cenere scivolano lungo i pendii dei vulcani ad alta velocità. Nel 1985, circa 25.000 persone sono state uccise dai lahar del vulcano Nevado del Ruiz, in Colombia.
Nelle grandi eruzioni vulcaniche la cenere può viaggiare per centinaia o migliaia di chilometri. Può ricoprire vaste aree e interrompere i trasporti e i servizi fondamentali. Storicamente, carestia e malattie hanno seguito questi eventi, con la distruzione delle coltivazioni o a causa dei temporanei cambiamenti climatici indotti da cenere e gas.
Tuttavia, anche se inarrestabili, le eruzioni vulcaniche non portano necessariamente vittime. Il fatto che ci sia un solo ferito grave alle Hawaii è la testimonianza del grande lavoro di scienziati e agenzie di gestione delle emergenze, grazie all’uso di eccellenti sistemi di monitoraggio. Purtroppo, le risorse limitate fanno sì che solo pochi vulcani al mondo siano monitorati come il Kilauea. Solo il 20% dei vulcani di tutto il mondo ha una base di monitoraggio a terra e circa ogni 2 anni erutta un vulcano di cui non si hanno registrazioni storiche. Questi possono essere i vulcani più pericolosi, poiché lunghi periodi di quiescenza possono portare eruzioni più esplosive e le persone che vi abitano vicino possono essere le meno preparate.
Osservatori vulcanici, ricercatori e organizzazioni internazionali lavorano instancabilmente per rispondere alle emergenze e per prevedere gli eventi, salvando decine di migliaia di vite. Di certo, i vulcani non devono uccidere delle persone per avere un impatto significativo. Le evacuazioni stravolgono la vita dei residenti, l’agricoltura è devastata e le perdite economiche possono raggiungere diversi miliardi.
Anche se appaiono dormienti, è sempre meglio continuare a monitorare i vulcani del mondo.