E’ stato pubblicato sulla rivista scientifica Italian Journal of Vascular and Endovascular Surgery un articolo (review) intitolato “Chronic cerebrospinal venous insufficiency” (Insufficienza venosa cronica cerebrospinale).
Secondo alcuni ricercatori dell’Università di Ferrara, coordinati dal prof. Paolo Zamboni, la CCSVI influenza la perfusione e l’assorbimento del liquido cerebrospinale (liquor) nel cervello, come un contributo inatteso alla neuroinfiammazione ed alla neurodegenerazione. Il trattamento con CCSVI mediante angioplastica venosa (PTA) è sicuro ma in gran parte inefficace. Ciò influenza i risultati dei pochi studi clinici con placebo disponibili poiché il gruppo trattato include il 50% dei pazienti trattati in modo inefficace. Tuttavia studi di risonanza magnetica in cieco indicano che la PTA sei mesi dopo l’intervento riduce significativamente il numero medio di nuove lesioni attive alla risonanza magnetica ed aumenta la percentuale di pazienti privi di lesioni. L’angioplastica venosa (PTA) ha dimostrato di essere una tecnica sicura ma inefficace nel trattamento della CCSVI in circa la metà dei pazienti. Di conseguenza, la procedura non può essere raccomandata per il trattamento di pazienti CCSVI con sclerosi multipla non selezionati. L’effetto ritardato dell’angioplastica venosa sei mesi dopo la procedura sul biomarcatore a risonanza magnetica suggerisce una possibilità che la l’angioplastica possa produrre benefici per un sottogruppo di pazienti con sclerosi multipla. Questo secondo gli autori dovrebbe essere ulteriormente analizzato e studiato. Se dovesse venire messo a disposizione uno stent venoso, potrebbe essere possibile migliorare ulteriormente l’attuale livello di efficacia del trattamento endovascolare per la CCSVI.