Secondo una ricerca condotta dal Dipartimento salute donna e bambino del Policlinico Gemelli-Università Cattolica di Roma, diretto da Giovanni Scambia, presentata al Congresso della Società americana di oncologia clinica, nelle pazienti con tumore all’ovaio in fase avanzata, la chemioterapia è il trattamento più indicato in prima battuta rispetto alla chirurgia.
I risultati hanno “dimostrato che nel caso di tumore ovarico avanzato, il ricorso alla chirurgia, che puo’ avere effetti secondari, non e’ l’opzione primaria piu’ adatta. Si e’ infatti visto che in tale campione di pazienti i due trattamenti, ovvero la chirurgia e la chemioterapia, sono equivalenti in termini di sopravvivenza ma effettuare prima la sola chemio da’ minori effetti collaterali e migliore qualita’ di vita“, spiega Scambia. Lo studio “va nella direzione di una sempre maggiore personalizzazione delle cure, perché l’approccio terapeutico viene appunto deciso sulla base delle caratteristiche e la diffusione del tumore nella singola paziente“.